Luglio 2022 - Vivanalisi
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Mese: Luglio 2022

SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA

Cos’è la stanchezza cronica?

La SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA un disturbo complesso caratterizzato da una SENSAZIONE di AFFATICAMENTO e SPOSSATEZZA PSICO-FISICA che persiste da OLTRE 6 MESI, non attribuibile ad uno sforzo fisico intenso, che non passa dopo riposo e sonno, pregiudicando le normali attività quotidiane.

Come si manifesta la stanchezza cronica?

Oltre alla SPOSSATEZZA, persistente da più di 6 mesi, sono presenti alcuni tra questi SINTOMI e SEGNI:

-ASTENIA (senso di debolezza generalizzata);

-DOLORI MUSCOLARI ed ARTICOLARI in assenza di gonfiore ed arrossamento; SPASMI MUSCOLARI; DIFFICOLTA’ NELLA COORDINAZIONE DEI MOVIMENTI;

-DIFFICOLTA’ DI CONCENTRAZIONE e DEFICIT DI ATTENZIONE E MEMORIA; CONFUSIONE, DIFFICOLTA’ NELLA SCELTA DELLE PAROLE;

-ANSIA, ATTACCHI DI PANICO;

-DISTURBI DEL SONNO, in particolare sonno discontinuo e non ristoratore, che causa sonnolenza diurna, irritabilità e nervosismo;

-MAL DI TESTA o peggioramento di CEFALEA PREESISTENTE;

-MAL DI GOLA RICORRENTE;

-FEBBRICOLA;

-NAUSEA;

-PALLORE, ESTREMITA’ FREDDE;

-INTOLLERANZA AL CALDO O AL FREDDO;

-TACHICARDIA (aumento del numero dei battiti al minuto);

-IPOTENSIONE (abbassamento della pressione arteriosa);

-DISPNEA (difficoltà respiratoria);

-LINFONODI LATERO-CERVICALI e/o ASCELLARI GONFI E DOLENTI;

Talvolta sono presenti anche SUDORAZIONE, DISTURBI PERCETTIVI e SENSORIALI (vista offuscata, fotofobia, incapacità di messa a fuoco, alterazioni dell’equilibrio, disorientamento spazio-temporale). Raramente si verificano SINCOPI (svenimenti).

I sintomi possono avere un esordio improvviso o graduale; nelle fasi iniziali possono essere intermittenti.

L’intensità dei sintomi varia da lieve sino ad essere invalidante, rendendo difficile o impossibile lo svolgimento di qualunque attività quotidiana.

Soggetti interessati e cause

Questa Sindrome è diffusa in tutto il mondo, in tutti i gruppi etnici e in tutti gli strati sociali. Colpisce più frequentemente il SESSO FEMMINILE e la fascia di età tra i 40 e i 50 ANNI. E’ rara nell’infanzia e nell’età giovanile, in cui la fascia di età più interessata è tra i 13 ed i 15 anni.

Tutti i soggetti affetti dalla sindrome di stanchezza cronica presentano un deficit del sistema immunitario che può essere dovuto a numerose cause -quali INFEZIONI VIRALI, tra cui quelle da CITOMEGALOVIRUS (CMV), VIRUS DI EPSTEIN-BARR (EBV) e COVID-19, ALTERAZIONI ORMONALI e DEFICIT di VITAMINE e di alcuni OLIGOELEMENTI (come il MAGNESIO)-, molto spesso associate a condizioni di STRESS PSICOLOGICO PROLUNGATE e ad uno STILE DI VITA SREGOLATO.

Quali esami fare?

La DIAGNOASI di SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA è difficile da porre e spesso richiede tempi lunghi.

Innanzitutto si devono escludere tutte le condizioni morbose che potrebbero giustificarne la sintomatologia: anemie, diabete mellito, tireopatie, fibromialgia, malattie autoimmuni, sindrome da immunodeficienza acquisita (HIV), neoplasie, depressione, anoressia, malnutrizione, abuso di sostanze psico-attive, incluso l’alcool, cirrosi epatica, cardiomiopatie e nefropatie.

Pertanto, in caso di SOSPETTO di SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA bisogna consultare il proprio MEDICO DI FIDUCIA per farsi guidare nell’iter diagnostico, che varia da paziente a paziente in relazione alla sua storia clinica e personale.

In conclusione la sindrome da stanchezza cronica non è da sottovalutare: sono in molti a esserne affetti. Infatti, è stata anche istituita la giornata mondiale.

Cos’è il LONG COVID?

Il LONG COVID è una condizione di persistenza o insorgenza di segni e sintomi generali e/o a carico di specifici organi ed apparati che si manifesta dopo un’infezione acuta da SARS-CoV-2 e che non sia riferibile ad altre condizioni morbose concomitanti.

In altre parole, dopo aver avuto un’infezione da COVID, alcune persone considerate guarite poiché risultate negative al tampone, hanno iniziato o continuato a manifestare uno o più sintomi che non siano dovuti ad altre patologie, e pertanto si possono considerare conseguenti alla pregressa infezione da coronavirus.

I soggetti affetti da LONG-CoVID NON sono CONTAGIOSI.

Quali sono i sintomi del LONG COVID?

Le manifestazioni cliniche del LONG-COVID sono molto numerose ed eterogenee. Vengono divise in 2 gruppi principali: SINTOMI GENERALI e SINTOMI SPECIFICI.

I sintomi generali sono rappresentati da:

  1. Astenia, affaticamento e stanchezza persistente e non motivata da altre cause;
  2. Affaticamento eccessivo rispetto alla causa che lo ha prodotto
  3. Osteo-mio-artralgie ovvero dolore ad ossa, muscoli e articolazioni

I sintomi specifici riguardano invece organi ed apparati, pertanto sono suddivisi in vari gruppi:

  • sintomi respiratori: dispnea o difficolta’ a respirare a riposo o durante sforzi minimi, difficoltà ad eseguire respiri profondi, tosse secca, mal di gola;
  • sintomi cardio-vascolari: senso di peso od oppressione toracica, dolore toracico, palpitazioni, tachicardia (aumento della frequenza cardiaca) dopo sforzi di lieve entità, aumento della pressione arteriosa, trombo-embolie venose;
  • sintomi a carico degli organi di senso: perdita o alterazione di olfatto  e gusto, acufeni (sensazione di ronzio o fischio);
  • sintomi gastro-intestinali: inappetenza, nausea, vomito, difficolta’ digestive, difficolta’ a deglutire, reflusso gastro-esofageo, eruttazioni, gonfiore addominale, diarrea, sindrome del colon irritabile;
  • sintomi dermatologici: il più comune è un eritema (arrossamento) cutaneo molto simile al ‘gelone’, talvolta di colore violaceo, seguito da gonfiore, bolle e desquamazione a carico di mani e piedi, rush cutanei (irritazioni pruriginose) e manifestazioni orticarioidi, secchezza cutanea associata a macchie rosee e pruriginose simili all’eczema a livello del collo e del torace, riacutizzazione di patologie dermatologiche immuno-mediate pre-esistenti come la psoriasi;
  • sintomi endocrinologici: tiroiditi e cheto-acidosi diabetica (complicanza del diabete mellito) in soggetti senza una diagnosi precedente di diabete;
  • sintomi neurologici: cefalea, neuropatie periferiche del sistema nervoso autonomo ovvero patologie a carico di nervi periferici che controllano funzioni corporee involontarie, deterioramento cognitivo anche noto come neuro-covid, presente nel 37% dei pazienti che hanno contratto il covid, che lo descrive come uno stato di ‘nebbia mentale’, e si manifesta con  difficoltà di concentrazione e di attenzione, deficit di memoria sia a breve che a lungo termine, e soprattutto nell’anziano o in soggetti già affetti da deficit cognitivi, anche deficit delle funzioni esecutive;
  • sintomi della sfera psichica e socio-comportamentale: insonnia o disturbi del sonno, sonnolenza diurna, malessere generale, irritabilita’, ansia, depressione del tono dell’umore fino a delirio e disturbo da stress post-traumatico.

Chi sono i soggetti più colpiti dal LONG COVID?

Tutti coloro che hanno contratto un’infezione da sars-cov-2 possono sviluppare LONG COVID, anche i bambini ed i soggetti in cui l’infezione acuta è stata del tutto asintomatica. tuttavia le categorie di soggetti più colpiti sono rappresentate da:

  • anziani
  • donne
  • soggetti obesi
  • soggetti che hanno avuto forme acute di sars-cov-2, che hanno richiesto ospedalizzazione o ricovero in terapia intensiva, soprattutto se presentavano patologie croniche pre-esistenti.

Quali sono le terapie del LONG COVID

Le terapie utilizzate sono multidisciplinari, e variano a seconda della sintomatologia e delle condizioni generali del paziente. Per tutti sono comunque necessari il riposo ed una dieta sana e bilanciata. Inoltre è molto importante:

  • un adeguato apporto di liquidi, sali minerali e vitamine;
  • regolare svolgimento di attività fisica aerobica di lieve/moderata intensità;
  • un adeguato supporto psicologico.

Molti sono gli studi fatti e quelli in corso che propongono nuove strategie terapeutiche. Una di queste è rappresentata dalla CRIOTERAPIA, già utilizzata in ambito sportivo per favorire il recupero muscolare dopo affaticamento. Questa metodica si basa su uno stress termico controllato e ripetuto. Esso ha importanti effetti antinfiammatori, analgesici e defatificanti, migliora il tono timico e la qualità del sonno.

Anche l’OZONOTERAPIA, già utilizzata in molti ambiti riabilitativi per le sue proprietà antinfiammatorie, è oggetto di studi e sperimentazioni nel trattamento del LONG-CoViD. L’ozono o ossigeno triatomico favorisce la rigenerazione cellulare e la riparazione dei tessuti di cui migliora l’ossigenazione.

Entrambe sono strategie riabilitative non farmacologiche innovative e promettenti, che possono essere associate in un percorso riabilitativo multidisciplinare.

In conclusione il LONG-COVID si verifica solo al termine di un’infezione acuta da SARS-CoV-2, quindi quando si risulta NEGATIVI a qualunque tipo di tampone per COVID: (tampone molecolare, tampone antigenico rapido con metodo cromatografico, tampone antigenico rapido ad immuno-fluorescenza, detto anche coi).

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