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Categoria: Donna

Perché Non Riesco a Rimanere Incinta?

Il desiderio di avere un bambino rappresenta una delle esperienze più comuni e significative nella vita di molte persone. Tuttavia, alcune donne possono trovarsi ad affrontare diverse sfide nel concepire. Secondo i criteri definiti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), si parla di infertilità quando una coppia non riesce a concepire dopo un periodo prolungato di rapporti sessuali non protetti, solitamente compreso tra 12 e 24 mesi. Nel caso in cui la donna abbia un’età superiore ai 35 anni, questo periodo di valutazione può essere abbreviato a 6-12 mesi.

Esistono diverse cause che possono contribuire alla difficoltà di concepimento e queste possono dipendere da molteplici fattori. Esamineremo attentamente le principali al fine di affrontare il problema in modo mirato e personalizzato.

Condizioni anatomiche e fisiologiche

La fertilità femminile è un processo straordinariamente complesso che richiede un delicato equilibrio tra numerosi fattori interconnessi. Per concepire con successo, è fondamentale che una donna possieda un sistema riproduttivo sano, caratterizzato da un’ovulazione regolare, una corretta produzione di ormoni riproduttivi e un ambiente uterino ottimale per la sopravvivenza e la fecondazione degli spermatozoi. Qualunque alterazione, anche minima, in uno di questi aspetti può influire negativamente sulla capacità di rimanere incinta.

L’ovulazione regolare è essenziale, poiché rappresenta il momento in cui l’ovaio rilascia un ovocita maturo pronto per essere fecondato dagli spermatozoi. Qualsiasi irregolarità nel ciclo mestruale o nella produzione ormonale può compromettere la frequenza e la qualità dell’ovulazione, riducendo le possibilità di concepimento.

Endometriosi:

L’ambiente uterino deve essere adeguatamente nutrito e protetto, con un endometrio favorevole all’impianto dell’embrione. Condizioni come l’endometriosi, le aderenze pelviche o altre anomalie anatomiche possono ostacolare l’adesione dell’embrione o compromettere il suo corretto sviluppo, rendendo più difficile la gravidanza. L’endometriosi si caratterizza per la presenza di tessuto simile all’endometrio, che normalmente riveste l’interno dell’utero, al di fuori della sua sede abituale. Questo tessuto può svilupparsi anche in altre sedi come le tube di Falloppio o le ovaie. Durante il ciclo mestruale, il tessuto endometriosico subisce le stesse modifiche ormonali dell’endometrio uterino, che si ispessisce, sanguina e si disgrega. Tuttavia, a differenza dell’endometrio che viene eliminato attraverso le mestruazioni, il tessuto endometriosico non può essere espulso dal corpo. Questo può causare infiammazione, dolore pelvico cronico, formazione di aderenze e cicatrici, nonché altri sintomi quali dolore durante i rapporti sessuali, mestruazioni dolorose e problemi di fertilità.

Ovaio Policistico:

Una corretta produzione di ormoni riproduttivi rappresenta un fattore cruciale per il mantenimento della fertilità femminile. Le disfunzioni ormonali possono manifestarsi in diverse forme, come ad esempio la sindrome dell’ovaio policistico o un’insufficiente produzione di ormoni sessuali. Queste condizioni possono provocare significative interferenze sulla regolarità del ciclo mestruale e sull’ovulazione stessa, compromettendo così la capacità di concepimento della donna.

La sindrome dell’ovaio policistico è una patologia endocrina che si caratterizza per la formazione di piccoli cisti sulle ovaie, accompagnata da squilibri ormonali. Questo disturbo può causare irregolarità nel ciclo mestruale, con periodi prolungati o assenti, e influire negativamente sull’ovulazione. Di conseguenza, la possibilità di concepimento può risultare notevolmente ridotta.

Problemi di produzione ormonale:

Allo stesso modo, un’insufficiente produzione di ormoni sessuali, come gli estrogeni o progesterone, può influire negativamente sulla fertilità. Questa condizione può essere causata da diversi fattori, tra cui problemi all’ipofisi o all’ipotalamo, che sono responsabili della regolazione degli ormoni riproduttivi. Quando la produzione di questi ormoni risulta compromessa, possono verificarsi irregolarità nel ciclo mestruale e l’ovulazione può essere colpita, rendendo più difficile il concepimento.

Malattie sessualmente trasmesse:

In alcuni casi, possono influire significativamente sulla fertilità e causare difficoltà nel concepimento. Esistono diverse patologie che possono compromettere il sistema riproduttivo rendendo più complesso il processo di concepimento. Le malattie sessualmente trasmissibili come la clamidia, la gonorrea o l’infezione da HPV (papillomavirus umano) possono danneggiare le tube di Falloppio, l’utero o l’endometrio. Questi danni possono ostacolare il passaggio degli spermatozoi, l’incontro con l’ovulo o l’impianto dell’embrione nell’utero, riducendo così le possibilità di concepimento. Inoltre, alcune infezioni possono causare infiammazioni persistenti che danneggiano le strutture riproduttive, compromettendo la produzione di ormoni e la regolarità del ciclo mestruale.

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Età

L’età rappresenta un fattore di estrema importanza nella fertilità femminile e deve essere considerato attentamente quando si pianifica una gravidanza. Le donne nascono con una riserva limitata di ovociti, le cellule uovo immaturi presenti nell’ovaio, e questa riserva diminuisce progressivamente nel corso degli anni.

Dopo i 35 anni, la diminuzione quantitativa e qualitativa degli ovociti diventa più evidente e rapida. Ciò comporta un aumento del rischio di anomalie cromosomiche negli ovociti e una maggiore difficoltà nel concepire. Le probabilità di successo nel concepimento naturale diminuiscono significativamente con l’avanzare dell’età. Questo non significa che le donne non possano rimanere incinte dopo i 35 anni o oltre, ma è essenziale essere consapevoli dei cambiamenti che avvengono nel sistema riproduttivo femminile e delle sfide potenziali che possono sorgere.

È inoltre importante sottolineare che anche l’età del partner maschile può influire sulla fertilità complessiva della coppia. Gli uomini producono continuamente spermatozoi, ma la qualità e la motilità degli stessi possono diminuire con l’età, aumentando il rischio di difficoltà nel concepire e di anomalie genetiche negli embrioni. La consulenza medica specializzata e la consapevolezza dell’età possono aiutare le donne a prendere decisioni informate sul momento migliore per cercare una gravidanza e adottare eventualmente misure per preservare la propria fertilità.

Stile di vita

Lo stile di vita e i fattori ambientali possono avere un impatto significativo sulla fertilità. Fattori come il fumo, l’alcol, l’obesità, il consumo eccessivo di caffeina, e l’esposizione a sostanze tossiche possono compromettere la fertilità femminile. Adottare uno stile di vita sano, che includa una dieta equilibrata e l’esercizio fisico regolare può migliorare le probabilità di concepire.

Ansia e stress

L’esperienza dell’infertilità può avere un impatto significativo sul benessere emotivo e psicologico di una donna causandole ansia e stress. Questi possono giocare un ruolo significativo nella difficoltà a rimanere incinta. Quando una donna si trova sotto pressione costante o vive situazioni di stress intenso, il suo corpo può reagire producendo un’elevata quantità di cortisolo, l’ormone dello stress.

Questo squilibrio ormonale può influire negativamente sul sistema riproduttivo, interferendo con l’ovulazione regolare e riducendo le possibilità di concepimento. L’ansia legata alla concezione può creare un circolo vizioso, in cui la preoccupazione di non rimanere incinta aumenta lo stress, che a sua volta può ostacolare ulteriormente la fertilità. L’ansia può anche influire sulle relazioni intime e sulla comunicazione con il partner, aumentando la tensione emotiva e diminuendo il desiderio sessuale.

L’ansia e lo stress cronico possono influenzare il ciclo mestruale, causando irregolarità o addirittura l’assenza del ciclo. Questo può rendere difficile individuare i giorni fertili e pianificare adeguatamente i rapporti sessuali durante il periodo fertile.

È fondamentale trovare modi per gestire queste situazioni, che possono includere tecniche di rilassamento, come la meditazione o lo yoga. Il supporto emotivo da parte del partner, della famiglia o di un professionista può essere di grande aiuto nel ridurre l’ansia e promuovere un ambiente più favorevole alla concezione.

In alcuni casi, potrebbe essere consigliabile consultare uno psicologo specializzato in fertilità che può aiutare a esplorare le emozioni associate all’infertilità, a gestire lo stress e a sviluppare strategie di coping più efficaci. La terapia può anche offrire un’opportunità per esplorare eventuali paure o preoccupazioni legate alla maternità e al ruolo genitoriale, consentendo alla donna di affrontare in modo più costruttivo i sentimenti di ansia e di trovare equilibrio nella propria vita.

Consultazione medica e trattamenti

Se una donna ha difficoltà a rimanere incinta, è importante consultare un medico specializzato in fertilità il quale potrà consigliare diverse opzioni di trattamento mirate a migliorare le probabilità di concepimento.

Uno dei trattamenti più comuni è l’assunzione di farmaci per stimolare l’ovulazione. Questi farmaci lavorano per regolare gli ormoni riproduttivi e aumentare le possibilità di ovulazione regolare, migliorando così le possibilità di concepimento.

In alcuni casi, potrebbe essere necessario intervenire chirurgicamente per correggere eventuali anomalie anatomiche che ostacolano la gravidanza. Ad esempio, se sono presenti aderenze pelviche, fibromi uterini o altre condizioni che possono interferire con la normale funzione riproduttiva, la chirurgia può essere raccomandata per rimuovere o correggere tali problematiche.

Nei casi più complessi, in cui le altre opzioni non sono sufficienti o non risultano efficaci, può essere presa in considerazione la fecondazione in vitro (FIV) o altre tecniche di riproduzione assistita. La FIV è un processo in cui gli ovociti vengono raccolti dalla donna, fecondati in laboratorio con gli spermatozoi del partner e gli embrioni risultanti vengono quindi impiantati nell’utero. Questa tecnica offre una soluzione promettente per molte coppie che affrontano problemi di fertilità.

È importante sottolineare che ogni opzione di trattamento deve essere valutata caso per caso, in base alle specifiche condizioni individuali. Un medico specializzato in fertilità sarà in grado di fornire una consulenza approfondita, guidando la coppia nel processo decisionale e offrendo il supporto necessario durante tutto il percorso.

Conclusione

La difficoltà nel rimanere incinta può essere un’esperienza frustrante, ma è importante ricordare che ci sono molte opzioni e soluzioni disponibili. Comprendere le ragioni scientifiche dietro l’infertilità femminile può aiutare le donne a prendere decisioni informate e adottare misure appropriate per migliorare le probabilità di concepire. Una consulenza medica tempestiva e l’adattamento di uno stile di vita sano possono contribuire a superare le sfide dell’infertilità. In alcuni casi, la tecnologia medica avanzata può offrire opzioni di trattamento efficaci.

Come Capire se una Donna è Fertile?

La fertilità femminile è un processo complesso che coinvolge una serie di fattori biologici e ormonali che interagiscono all’interno del sistema riproduttivo femminile. Comprendere i meccanismi che influenzano la fertilità è fondamentale per le donne che desiderano pianificare una gravidanza o valutare la propria salute riproduttiva.
Il sistema riproduttivo femminile è costituito dagli organi interni e esterni, tra cui le ovaie, le tube di Falloppio, l’utero e la vagina. Durante il ciclo mestruale, le ovaie rilasciano un ovulo maturo in un processo chiamato ovulazione. L’ovulo può essere fecondato dallo spermatozoo all’interno delle tube di Falloppio e, se avviene la fecondazione, l’embrione si impianta nell’utero per lo sviluppo successivo. La fertilità femminile è influenzata da diversi fattori, tra cui l’età, la salute generale, le condizioni mediche preesistenti e l’equilibrio degli ormoni riproduttivi. Come Capire se una Donna è Fertile?


Esistono vari metodi che possono aiutare le donne a comprendere meglio i segnali del proprio corpo e fornire strumenti utili per valutare la loro fertilità.

Come Capire se una Donna è Fertile: Monitoraggio del ciclo mestruale

Un metodo fondamentale per comprendere la fertilità femminile è monitorare il ciclo mestruale. La durata del ciclo, la regolarità delle mestruazioni e la presenza di eventuali disturbi possono fornire indicazioni sulla salute riproduttiva di una donna. Un ciclo mestruale di solito dura tra 24 e 35 giorni, con l’ovulazione che si verifica approssimativamente a metà ciclo. L’assenza di mestruazioni o cicli irregolari potrebbe suggerire problemi ormonali o altre condizioni che potrebbero influire sulla fertilità.
Durante l’ovulazione, alcune donne possono sperimentare leggeri dolori o sensibilità nella zona del basso ventre, noto come “mittelschmerz” si manifesterà anche un aumento del desiderio sessuale a causa dei cambiamenti ormonali che si verificano durante l’ovulazione.
Inoltre, alcune donne possono avvertire un lieve gonfiore al seno, poiché i livelli di estrogeni e progesterone aumentano in preparazione all’ovulazione causando un aumento del flusso sanguigno, una maggiore ritenzione di liquidi nel tessuto mammario, e un ingrossamento delle ghiandole mammarie portando ad un lieve gonfiore del seno.

Test dell’ovulazione

Un altro metodo utile per determinare la fertilità femminile è l’utilizzo di test dell’ovulazione. Questi test rilevano l’incremento del livello dell’ormone luteinizzante (LH) nell’urina, che precede l’ovulazione di circa 24-36 ore. Quando il test indica un picco di LH, è probabile che l’ovulazione sia imminente. Questi test possono essere acquistati in farmacia e utilizzati comodamente a casa.

Sono costituiti da strisce reattive o dispositivi digitali che vengono immersi nell’urina. Il test rileva la presenza di LH nell’urina e fornisce un risultato positivo se il livello dell’ormone supera una determinata soglia.

L’utilizzo dei test dell’ovulazione può aiutare le donne a identificare i giorni più fertili del loro ciclo e a massimizzare le probabilità di concepire. È consigliabile iniziare a utilizzare i test alcuni giorni prima della data stimata dell’ovulazione, in modo da avere una panoramica più precisa del proprio periodo fertile.

Come Capire se una Donna è Fertile analisi da eseguire

Monitoraggio della temperatura basale del corpo

Misurare la temperatura basale del corpo (BBT) può fornire informazioni sulla fertilità femminile. Durante l’ovulazione, la temperatura basale del corpo aumenta leggermente, di solito di circa 0,3-0,6 gradi. Registrare la temperatura basale ogni mattina prima di alzarsi dal letto e tracciare i dati su un grafico può aiutare a individuare i cambiamenti di temperatura correlati all’ovulazione.

Per monitorare la temperatura basale del corpo, è consigliabile misurare la temperatura ogni mattina prima di alzarsi dal letto, utilizzando un termometro basale specifico. È importante mantenere una coerenza nel momento della misurazione, preferibilmente alla stessa ora ogni giorno.

Analisi del muco cervicale

Il muco cervicale è una sostanza prodotta dal collo dell’utero che cambia consistenza in diversi momenti del ciclo mestruale. Durante i giorni fertili, il muco cervicale diventa chiaro, filante e simile all’aspetto dell’albume d’uovo. Questo tipo di muco facilita la sopravvivenza e la motilità degli spermatozoi nell’utero. L’analisi del muco cervicale può fornire indizi sulla presenza di un ambiente fertile per il concepimento. Durante i giorni non fertili, il muco cervicale è di solito scarso, denso e appiccicoso. Tuttavia, è importante notare che l’analisi del muco cervicale richiede pratica e familiarità con le variazioni individuali. Alcune donne possono avere difficoltà nel riconoscere le differenze nel muco cervicale o possono essere influenzate da fattori esterni come l’assunzione di farmaci o le infezioni vaginali.

Come Capire se una Donna è Fertile: Esami del Sangue da Eseguire

Alcuni esami del sangue possono essere utilizzati per valutare la fertilità femminile. Questi esami includono:

  • Gli ormoni follicolo-stimolanti (FSH) e l’ormone luteinizzante (LH) i quali svolgono un ruolo cruciale nella regolazione dell’ovulazione. Un esame del sangue può misurare i livelli di FSH e LH per valutare la funzione ovarica e la capacità di ovulazione.
  • Il progesterone è un ormone prodotto dalle ovaie dopo l’ovulazione. Un esame del sangue per misurare i livelli di progesterone può confermare se l’ovulazione è avvenuta correttamente.
  • L’estradiolo è l’estrogeno predominante prodotto dalle ovaie. La misurazione dei livelli di estradiolo nel sangue può fornire indicazioni sulla salute ovarica e sulla maturazione dei follicoli.
  • Anticorpi anti-mucosa endometriale: In alcuni casi, possono svilupparsi anticorpi che mirano alla mucosa dell’utero, compromettendo la capacità di impianto dell’embrione.
  • L’ormone antimulleriano è prodotto dalle cellule dei follicoli ovarici ed è correlato alla riserva ovarica, ovvero al numero e alla qualità degli ovociti rimanenti nelle ovaie.

Esami ecografici

Ecografia transvaginale: l’ecografia transvaginale è un esame diagnostico che permette di visualizzare in dettaglio gli organi riproduttivi interni, tra cui l’utero, le ovaie e le tube di Falloppio. Questo esame consente di valutare la presenza di cisti ovariche, fibromi uterini, anomalie uterine e altre condizioni che potrebbero influire sulla fertilità.

Ecografia transaddominale: l’ecografia transaddominale è un tipo di ecografia che viene eseguita posizionando la sonda ecografica sulla superficie addominale. Questo tipo di ecografia è più indicato per ottenere una visione generale degli organi riproduttivi esterni. Sebbene sia meno invasiva rispetto all’ecografia transvaginale, può fornire informazioni utili sulla morfologia e le dimensioni degli organi riproduttivi.

Ecografia tubarica: l’ecografia tubarica, o ecografia con mezzo di contrasto, viene utilizzata per valutare la pervietà delle tube di Falloppio. Durante questa procedura, un mezzo di contrasto viene iniettato attraverso il collo dell’utero e le immagini ecografiche vengono catturate per valutare il passaggio del mezzo di contrasto attraverso le tube. Questo esame può essere utile per individuare possibili ostruzioni o danni alle tube di Falloppio che potrebbero ostacolare il concepimento.

Analisi delle urine

L’analisi delle urine è un esame diagnostico ampiamente utilizzato per valutare la salute generale e il benessere di una persona. Nel contesto della fertilità femminile, l’analisi delle urine può fornire informazioni preziose sulla salute riproduttiva. Attraverso questo esame, è possibile rilevare la presenza di infezioni del tratto urinario, che possono avere un impatto negativo sulla fertilità.

Tampone vaginale

Il tampone vaginale è un esame clinico che può essere utilizzato nella valutazione della fertilità femminile e nell’individuazione di eventuali condizioni che potrebbero compromettere la capacità di concepire. Esso riveste un ruolo cruciale nella rilevazione di infezioni o squilibri nel tratto genitale. Ad esempio, permette di identificare la presenza di infezioni vaginali, come la candida o la tricomoniasi, che possono impattare negativamente sulla salute riproduttiva e ostacolare la possibilità di concepimento. Attraverso l’analisi delle secrezioni vaginali, il tampone vaginale permette inoltre di individuare la presenza di batteri o altre infezioni che possono richiedere un trattamento specifico. È di fondamentale importanza sottolineare che l’esecuzione del tampone vaginale deve avvenire da parte di personale medico altamente qualificato, in un ambiente sterile, al fine di garantire l’accuratezza dei risultati e ridurre al minimo il rischio di contaminazione.

Post coital test

Il post coital test, noto anche come test di Huhner o test di compatibilità cervicale, è un esame ginecologico eseguito per valutare l’interazione tra il muco cervicale e gli spermatozoi dopo un rapporto sessuale. Questo test è particolarmente utile per valutare la capacità degli spermatozoi di sopravvivere, muoversi attraverso il muco cervicale e raggiungere l’utero e le tube di Falloppio per la fecondazione dell’ovulo.

L’esame viene generalmente eseguito durante il periodo fertile, in un momento in cui si presume che l’ovulazione sia imminente o in corso. Dopo un rapporto sessuale completo, il medico preleva un campione di muco cervicale dalla donna utilizzando uno speculum vaginale. Il campione viene quindi analizzato al microscopio per valutare la quantità, la consistenza e la qualità del muco cervicale, nonché la presenza di spermatozoi mobili.

Durante l’esame, il medico cerca segni di compatibilità tra il muco cervicale e gli spermatozoi. Un muco cervicale di buona qualità dovrebbe essere chiaro, filante e di consistenza elastica, il che favorisce il movimento degli spermatozoi verso l’utero. Inoltre, si cerca la presenza di spermatozoi mobili e vitali nel muco cervicale, indicando una buona interazione tra il muco e gli spermatozoi.

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Quindi, se ti chiedevi come capire se una donna è fertile, ora sai che le analisi del sangue (e non solo), forniscono informazioni preziose per valutare la fertilità femminile, oltre allo stato di salute. Prenota gli esami del sangue con Vivanalisi!

Problemi a Rimanere Incinta? Ecco gli Esami da Fare

L’esperienza di non riuscire a rimanere incinta può essere emotivamente sfidante per una donna e può sorgere la necessità di cercare aiuto medico per comprendere le possibili cause dell’infertilità. Valutiamo in dettaglio gli esami che possono essere eseguiti per valutare la fertilità femminile quando si verificano difficoltà nel concepire. Se hai problemi a rimanere incinta, potresti valutare l’idea di eseguire esami del sangue specifici.

Esami del sangue da eseguire se si hanno problemi a rimanere incinta:

Gli esami del sangue rappresentano uno strumento importante nella diagnosi dell’infertilità femminile, in quanto forniscono informazioni preziose sullo stato ormonale, sulla riserva ovarica e sulla funzione tiroidea.

  • Ormone follicolo-stimolante (FSH): FSH è un ormone prodotto dall’ipofisi ed è responsabile della stimolazione della crescita dei follicoli ovarici. Livelli elevati di FSH possono indicare una diminuzione della riserva ovarica, ovvero una ridotta quantità di ovociti disponibili per la fecondazione.

  • Ormone luteinizzante (LH): L’LH è un altro ormone prodotto dall’ipofisi ed è coinvolto nella regolazione del ciclo mestruale e dell’ovulazione. Livelli anormali di LH possono indicare problemi nell’ovulazione.

  • Ormone anti-mulleriano (AMH): L’AMH è prodotto dalle cellule dei follicoli ovarici in fase di sviluppo ed è un indicatore della riserva ovarica. Livelli più bassi di AMH possono indicare una diminuzione della quantità e della qualità degli ovociti.

  • Estradiolo: L’estradiolo è un ormone prodotto dagli ovociti in crescita all’interno dei follicoli ovarici. I livelli di estradiolo possono fornire informazioni sulla maturità e la qualità degli ovociti. Valori anormali di estradiolo possono indicare problemi nella regolazione ormonale e nella maturazione degli ovociti.

  • Progesterone: Il progesterone è un ormone prodotto dopo l’ovulazione. I livelli di progesterone possono essere misurati per confermare l’ovulazione.

  • Prolattina: Livelli elevati di prolattina possono interferire con l’ovulazione e causare irregolarità del ciclo mestruale.

  • Ormoni tiroidei (TSH, T3, T4): I livelli degli ormoni tiroidei vengono spesso controllati perché un’attività tiroidea anomala può influire sulla fertilità. Livelli elevati o bassi di tiroxina (T4) o di ormone stimolante della tiroide (TSH) possono indicare un’ipotiroidismo o un’ipertiroidismo, entrambi condizioni che possono interferire con la fertilità.
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Ecografia pelvica:

L’ecografia pelvica è un esame non invasivo che utilizza ultrasuoni per visualizzare l’utero, le ovaie e le tube di Falloppio. Questo esame può rilevare anomalie strutturali, cisti ovariche, fibromi uterini o altre condizioni che possono influire sulla fertilità.

Monitoraggio dell’ovulazione:

Il monitoraggio dell’ovulazione può essere realizzato attraverso l’osservazione dei cambiamenti nel muco cervicale, la misurazione della temperatura basale del corpo e/o l’utilizzo di kit di predizione dell’ovulazione. Questi metodi possono aiutare a determinare se l’ovulazione avviene regolarmente e in modo corretto.

Test genetici:

I test genetici rappresentano un’importante risorsa nella valutazione dell’infertilità femminile, specialmente quando sono presenti indicazioni cliniche o una storia familiare di anomalie genetiche. Questi test mirano a identificare eventuali alterazioni o mutazioni genetiche che possono influenzare la fertilità e la capacità di concepire.

  • Cariotipo:

Il cariotipo è un test che analizza la struttura e il numero dei cromosomi presenti nelle cellule. Viene eseguito per individuare eventuali anomalie cromosomiche che possono interferire con il corretto sviluppo e la funzionalità degli ovociti, ostacolando così il concepimento.

  • Analisi dei geni specifici:

L’analisi dei geni specifici può essere eseguita per individuare mutazioni genetiche note che possono influenzare la fertilità. Ad esempio il gene del recettore del follicolo-stimolante (FSHR) è coinvolto nella regolazione della maturazione dei follicoli ovarici. Varianti genetiche di questo gene possono influire sulla risposta ovarica alla stimolazione ormonale e sulla capacità di sviluppare follicoli sani e maturi, compromettendo così la possibilità di concepire.

Il gene del recettore dell’ormone luteinizzante (LHCGR) è essenziale per l’ovulazione e la produzione di progesterone. Varianti genetiche specifiche di questo gene possono alterare la funzione ovarica e l’equilibrio ormonale, rendendo difficile il raggiungimento di una gravidanza.

  • Analisi del cariotipo molecolare:

Questo tipo di analisi mira a identificare alterazioni strutturali o numeriche dei cromosomi a livello molecolare, al fine di individuare eventuali cause genetiche sottostanti dell’infertilità. Possono infatti essere rilevate anomalie cromosomiche che potrebbero influenzare la produzione di ovociti o la loro corretta maturazione. Ad esempio, possono essere identificate alterazioni come il mosaicismo cromosomico, in cui alcune cellule presentano un numero anomalo di cromosomi rispetto ad altre. Inoltre, l’analisi del cariotipo molecolare può individuare alterazioni strutturali dei cromosomi, come traslocazioni o inversioni, che possono influenzare la formazione degli ovociti o causare problemi durante la gravidanza. La presenza di queste anomalie genetiche può aumentare il rischio di aborto spontaneo o di anomalie genetiche nei bambini.

Esami Infettivologici

Questi test di screening aiutano a identificare e valutare le potenziali infezioni che possono ostacolare il concepimento. Includono:

  • Test di screening per infezioni sessualmente trasmissibili (STI): Chlamydia trachomatis, Neisseria gonorrhoeae, Sifilide

  • Test per infezioni del tratto genitale superiore: Le seguenti infezioni possono interessare l’utero, le tube di Falloppio e le ovaie, causando infiammazioni e danni che ostacolano la gravidanza: Clamidia e gonococco, Candida,Trichomonas vaginalis

  • Test per le infezioni virali:

Virus dell’herpes simplex (HSV): l’infezione da HSV può causare ulcere genitali e potenzialmente influire sulla fertilità, richiedendo precauzioni specifiche durante la gravidanza.

Virus del papilloma umano (HPV): alcune varianti di HPV possono aumentare il rischio di sviluppare condizioni precancerose o cancerose del collo dell’utero, che possono influenzare la fertilità.

Quindi, se hai problemi a rimanere incinta, esegui le analisi del sangue con Vivanalisi per investigare meglio sul perché. Questi esami forniscono preziose informazioni che saranno utile a valutare la tua e fertilità e salute.

Ogni quanto fare gli esami del sangue

Gli esami del sangue rappresentano un’operazione di fondamentale importanza per capire ed inquadrare lo stato generale di salute delle persone. Le analisi del sangue sono uno strumento di prevenzione, visto che possono portare alla luce diversi problemi ed anticiparne di più gravi.

In parecchie patologie, il fattore tempo è infatti cruciale: una diagnosi eseguita nei giusti tempi permette infatti una migliore riuscita della terapia.

Le condizioni di salute possono facilmente variare nel corso del tempo, in base a fattori patologici ed ambientali, all’età ed altri elementi quali eventi esterni e periodi di stress: i controlli periodici sono la risposta a queste variazioni, perché daranno la possibilità di fotografare lo stato fisico del momento, osservare come cambia nel tempo ed adottare le eventuali terapie.

In questo articolo vedremo ogni quanto fare gli esami del sangue, delineando diverse prospettive inerenti i controlli periodici.

Esami del sangue: 4 motivi per non tardare a farli

Come già osservato, attraverso un semplice prelievo di sangue, veloce e per nulla invasivo, è possibile ottenere tantissime informazioni importanti sulla salute di un soggetto.

I motivi per i quali gli esami del sangue sono davvero essenziali sono presto detti:

  • Per la prevenzione
  • Per confermare o smentire la presenza di malattie in corso.
  • Vanno eseguiti obbligatoriamente prima di subire un intervento chirurgico.
  • Per monitorare le condizioni di salute durante particolari terapie che prevedono un trattamento farmaceutico.
Ogni Quanto fare gli esami del Sangue

Ogni quanto una persona dovrebbe fare le analisi del sangue?

Per quanto riguarda soggetti giovani ed in salute, andrebbero effettuate almeno una volta all’anno.

Ovviamente, la soluzione migliore prevede un consulto con il proprio medico di base, il quale conosce il paziente e potrà consigliarlo al meglio.

L’anamnesi è infatti la base da cui partire per stabilire quale dovrebbe essere la routine delle analisi del sangue: le esigenze sono diverse da persona a persona, e di conseguenza sarà diversa la frequenza con cui effettuare un esame del sangue.

In presenza di fattori di rischio, le analisi andrebbero eseguite ogni 6 mesi, mentre con problematiche più gravi anche ogni mese.

Nel prossimo paragrafo vedremo alcuni esempi, in modo da delineare una piccola guida che possa risultare il più esaustiva possibile.

Esami del sangue: ogni quanto farli a seconda dei casi

Come già accennato in precedenza, la frequenza con cui sottoporsi ad un esame del sangue può dipendere da diversi fattori, quali stato di salute, età, stile di vita e fattori di rischio, e non esiste una regola fissa che possa indicare ogni quanto fare le analisi del sangue.

Esistono delle linee guida ed il parere del proprio medico curante.

In linea generale, le analisi del sangue sono utili per delineare il quadro generale della nostra salute, perché in grado di controllare parecchi aspetti:

  • Anemia (emocromo)
  • Stato di salute generale (emocromo)
  • Stato di salute del fegato (transaminasi, bilirubina, gamma-GT, fosfatasi alcalina)
  • Stato di salute dei reni (azotemia, creatinina)
  • Rischio di malattie cardiovascolari (colesterolo, omocisteina, CPK)
  • Funzioni del metabolismo (glicemia, colesterolo, trigliceridi)
  • Infezioni (urinocoltura, emocromo)
  • Ricerca di marcatori tumorali

Bambini ed adolescenti non hanno necessità di effettuare esami periodici, tranne nei casi in cui si manifestino dei sintomi: a quel punto, il pediatra ed il medico curante potranno indicare la necessità delle analisi del sangue per effettuare un’indagine che possa dare risposte certe.

In presenza di fattori di rischio (sedentarietà, alimentazione non equilibrata, fumo, alcol, rapporti sessuali non protetti) e/o patologie in corso (diabete, malattie cardiovascolari, problemi al fegato ed ai reni, tumori, infezioni) le analisi del sangue andrebbero eseguite ogni 3 mesi.

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Esami quali emocromo completo, glicemia, colesterolo, trigliceridi e transaminasi, superati i 40 anni, andrebbero intensificati ed eseguiti con maggiore frequenza, soprattutto se sono presenti fattori di rischio e patologie.

Per gli anziani, anche in assenza di patologie specifiche, si consiglia la possibilità di effettuare check up periodici, ripetendo le analisi più volte all’interno dello stesso anno: anche in questo caso, sarà il medico di base a dare le indicazioni più adeguate da persona a persona

Oltre alle analisi del sangue, è utile eseguire esami delle urine e delle feci, per avere una panoramica più completa possibile.

Ricordiamo inoltre che per quanto riguarda la prevenzione e la possibilità di risolvere problematiche di tipo sanitario, bisognerebbe adottare sane abitudini di vita, che possono prevedere il rispetto di una dieta sana ed equilibrata, il costante svolgimento di attivita fisica, il consumo moderato di alcol e fumo, il rispetto di una corretta routine del sonno ed il monitoraggio costante dei possibili fattori di stress, in modo contenerli e contrastarli.

HIV: come capire se si è stati infettati? Si vede dagli esami del sangue?

L‘HIV (dall’inglese Human Immunodeficiency Virus) è un virus che attacca il sistema immunitario, colpendo soprattutto un gruppo di globuli bianchi (i linfociti T CD4+), fondamentali per garantire le difese dell’organismo. Nei prossimi paragrafi scoprirai se l’HIV si vede dagli esami del sangue e quali sono le analisi da effettuare.

L’infezione causata dal virus, che può essere diagnosticata tramite un semplice esame del sangue, indebolisce il corpo e se non trattata provoca la sindrome da immunodeficienza acquisita, ossia l’AIDS, malattia che causa un progressivo indebolimento del sistema immunitario portando il fisico al collasso e rendendolo incapace di reagire anche ad infezioni che non normalmente non causerebbero malattie (le cosiddette infezioni opportunistiche, causate da virus, batteri e funghi, che colpiscono appunto sistemi immunitari compromessi).

La trasmissione dell’HIV può avvenire attraverso i rapporti sessuali (sia penetrativi che non) ed il contatto con sperma o secrezione vaginali, il sangue (trasfusioni, trapianti di organi, tatuaggi) e durante la gravidanza (trasmissione dalla madre al figlio attraverso il cordone ombelicale, durante il parto o in fase di allattamento).

Hiv si Vede dagli Esami del Sangue

HIV: quali sono gli esami del sangue da effettuare

I test specifici per l’HIV consentono di rilevare l’infezione, e per rispondere al titolo dell’articolo, sì, è possibile rintracciare l’HIV grazie agli esami del sangue.

I test in questione sono i seguenti:

  • Test HIV di terza generazione, anche detto Elisa – Ricerca solo gli anticorpi anti-HIV e può rilevare l’infezione dopo circa 3-4 settimane. Il periodo di finestra è di circa 90 giorni dall’ultimo comportamento a rischio.
  • Test HIV di quarta generazione, anche detto combinato – Ricerca sia gli anticorpi anti-HIV prodotti dalla persona che parti del virus, come l’antigene p24. Può rilevare l’infezione dopo circa 20 giorni, mentre il periodo di finestra è di circa 40 giorni successivi all’ultimo comportamento potenzialmente a rischio.

Se i test per l’HIV vengono effettuati tramite un prelievo di sangue inviato in laboratorio, i risultati possono essere disponibili in tre giorni.

Esistono anche dei test rapidi che si possono effettuare attraverso un campione di saliva o una goccia di sangue prelevata con una puntura sul dito. Sono acquistabili in farmacia ed il responso è pronto in pochi minuti.

Questi test non sono attendibili al 100% ed i risultati dovrebbero essere sempre confermati da un prelievo ematico effettuato in laboratorio da personale sanitario.

Dove fare il test e perché è importante

Il test per l’HIV può essere svolto negli ospedali e nelle ASL (presso i Centri Riferimento HIV/AIDS), nei centri cura delle infezioni sessualmente trasmissibili e nei laboratori analisi regolarmente abilitati.

Perché è importante fare il test dell’HIV?

Il motivo è presto detto: rappresenta l’unica possibilità per rintracciare l’infezione ed iniziare un’adeguata terapia.

Anche se non esistono cure capaci di guarire dall’HIV, sono disponibili diverse terapie antiretrovirali che possono migliorare lo stato generale di salute ed offrire un’aspettativa di vita molto alta. I farmaci in questione rallentano la progressione della malattia ed è importante assumerli tempestivamente per ottenere un’efficacia maggiore.

Inoltre, un’adeguata terapia riduce la quantità di virus nell’organismo ed abbassa il rischio di contagio nei confronti di altre persone.

Il test per l’HIV dovrebbe essere eseguito periodicamente dalle persone sessualmente attive, da chi ha fatto sesso non protetto con un partner occasionale e da chi ha utilizzato un ago condiviso per iniettare farmaci o droghe.

Analisi del sangue: che differenza c’è tra glucosio e glicemia, sono la stessa cosa?

Che differenza c’è tra glucosio e glicemia? Sono la stessa cosa? Quante volte vi sarà venuta in mente questa domanda prima di fare le analisi del sangue? Proviamo a fare chiarezza.

Il glucosio è lo zucchero principale presente nel sangue. Quando mangiamo riso, pane, pasta, o qualsiasi altro alimento ricco di carboidrati, questi vengono digeriti dallo stomaco e dall’intestino tenue, dove vengono assorbiti nel sangue come glucosio.

Quando il glucosio entra nel flusso sanguigno, l’insulina ne facilita l’assorbimento nelle cellule del corpo. Quando viene ingerito un eccesso di glucosio, si verifica una secrezione eccessiva di insulina. L’insulina aumenta la biosintesi del grasso e ne sopprime la scomposizione. Pertanto, diventa più facile per il grasso accumularsi nei tessuti del corpo.

La glicemia invece è semplicemente la concentrazione di glucosio che abbiamo nel sangue.

glucosio e glicemia sono la stessa cosa

Perché testare la glicemia nel sangue

Un test della glicemia viene utilizzato per scoprire se i livelli di zucchero nel sangue sono in un intervallo sano, è un test di routine, che viene spesso utilizzato per aiutare a diagnosticare e monitorare il diabete.

Il test della glicemia, infatti, fornisce informazioni utili per la gestione del diabete e può aiutare a

  • Monitorare l’effetto dei farmaci per il diabete sui livelli di glucosio nel sangue.
  • Scoprire come la dieta e l’esercizio fisico influenzano i livelli di zucchero nel sangue.
  • Capire come altri fattori, come la malattia o lo stress, influenzano i livelli di zucchero nel sangue.

Quando fare le analisi per misurare la glicemia e il glucosio nel sangue

Se hai il diabete, monitorare il livello di zucchero nel sangue (glucosio) è la chiave per scoprire quanto sta funzionando il piano di trattamento. Il test fornisce informazioni su come gestire il diabete su base giornaliera e talvolta anche oraria. Chi soffre di questa malattia può utilizzare un dispositivo chiamato monitoraggio continuo del glucosio (CGM). Oppure può testare la glicemia a casa con un dispositivo elettronico portatile chiamato misuratore di glicemia usando una piccola goccia di sangue.

Le analisi della glicemia però sono analisi di routine, che il medico può ordinare sia in caso di un check up annuale, sia se il paziente presenta alcuni sintomi, che si possono ricondurre ai livelli di glucosio, sia alti che bassi, nel sangue.

Quali sono i sintomi della glicemia alta

  • Aumento della sete e della minzione
  • Visione offuscata
  • Fatica
  • Stanchezza
  • Perdita di peso quando non giustificata
  • Intorpidimento o formicolio ai piedi o alle mani

Quali sono i sintomi della glicemia bassa

  • Sensazione di tremore o nervosismo
  • Fame
  • Fatica
  • Sensazione di capogiro, confusione o irritabilità
  • Mal di testa
  • Battito cardiaco accelerato o aritmia
  • Difficoltà a vedere o parlare chiaramente
  • Svenimenti o convulsioni

È possibile però avere la necessità di misurare i livelli di glucosio nel sangue se si ha un alto tasso di probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2.

Questi sono i fattori di rischio:

  • Essere in sovrappeso o obeso
  • Avere più di 45 anni
  • Avere una storia familiare di diabete
  • Avere la pressione alta
  • Non fare movimento fisico
  • Avere una familiarità con le malattie cardiache o ictus
  • Avere avuto il diabete gestazionale (diabete che si verifica solo durante la gravidanza)

Una donna incinta deve sottoporsi a un test della glicemia tra la 26a e la 28a settimana di gravidanza per verificare la presenza di diabete gestazionale.

Dove eseguire un test per la glicemia

Per testare i livelli di glucosio nel sangue è necessario un prelievo, da eseguire necessariamente a digiuno, in ospedale o in centri diagnostici specializzati.

SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA

Cos’è la stanchezza cronica?

La SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA un disturbo complesso caratterizzato da una SENSAZIONE di AFFATICAMENTO e SPOSSATEZZA PSICO-FISICA che persiste da OLTRE 6 MESI, non attribuibile ad uno sforzo fisico intenso, che non passa dopo riposo e sonno, pregiudicando le normali attività quotidiane.

Come si manifesta la stanchezza cronica?

Oltre alla SPOSSATEZZA, persistente da più di 6 mesi, sono presenti alcuni tra questi SINTOMI e SEGNI:

-ASTENIA (senso di debolezza generalizzata);

-DOLORI MUSCOLARI ed ARTICOLARI in assenza di gonfiore ed arrossamento; SPASMI MUSCOLARI; DIFFICOLTA’ NELLA COORDINAZIONE DEI MOVIMENTI;

-DIFFICOLTA’ DI CONCENTRAZIONE e DEFICIT DI ATTENZIONE E MEMORIA; CONFUSIONE, DIFFICOLTA’ NELLA SCELTA DELLE PAROLE;

-ANSIA, ATTACCHI DI PANICO;

-DISTURBI DEL SONNO, in particolare sonno discontinuo e non ristoratore, che causa sonnolenza diurna, irritabilità e nervosismo;

-MAL DI TESTA o peggioramento di CEFALEA PREESISTENTE;

-MAL DI GOLA RICORRENTE;

-FEBBRICOLA;

-NAUSEA;

-PALLORE, ESTREMITA’ FREDDE;

-INTOLLERANZA AL CALDO O AL FREDDO;

-TACHICARDIA (aumento del numero dei battiti al minuto);

-IPOTENSIONE (abbassamento della pressione arteriosa);

-DISPNEA (difficoltà respiratoria);

-LINFONODI LATERO-CERVICALI e/o ASCELLARI GONFI E DOLENTI;

Talvolta sono presenti anche SUDORAZIONE, DISTURBI PERCETTIVI e SENSORIALI (vista offuscata, fotofobia, incapacità di messa a fuoco, alterazioni dell’equilibrio, disorientamento spazio-temporale). Raramente si verificano SINCOPI (svenimenti).

I sintomi possono avere un esordio improvviso o graduale; nelle fasi iniziali possono essere intermittenti.

L’intensità dei sintomi varia da lieve sino ad essere invalidante, rendendo difficile o impossibile lo svolgimento di qualunque attività quotidiana.

Soggetti interessati e cause

Questa Sindrome è diffusa in tutto il mondo, in tutti i gruppi etnici e in tutti gli strati sociali. Colpisce più frequentemente il SESSO FEMMINILE e la fascia di età tra i 40 e i 50 ANNI. E’ rara nell’infanzia e nell’età giovanile, in cui la fascia di età più interessata è tra i 13 ed i 15 anni.

Tutti i soggetti affetti dalla sindrome di stanchezza cronica presentano un deficit del sistema immunitario che può essere dovuto a numerose cause -quali INFEZIONI VIRALI, tra cui quelle da CITOMEGALOVIRUS (CMV), VIRUS DI EPSTEIN-BARR (EBV) e COVID-19, ALTERAZIONI ORMONALI e DEFICIT di VITAMINE e di alcuni OLIGOELEMENTI (come il MAGNESIO)-, molto spesso associate a condizioni di STRESS PSICOLOGICO PROLUNGATE e ad uno STILE DI VITA SREGOLATO.

Quali esami fare?

La DIAGNOASI di SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA è difficile da porre e spesso richiede tempi lunghi.

Innanzitutto si devono escludere tutte le condizioni morbose che potrebbero giustificarne la sintomatologia: anemie, diabete mellito, tireopatie, fibromialgia, malattie autoimmuni, sindrome da immunodeficienza acquisita (HIV), neoplasie, depressione, anoressia, malnutrizione, abuso di sostanze psico-attive, incluso l’alcool, cirrosi epatica, cardiomiopatie e nefropatie.

Pertanto, in caso di SOSPETTO di SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA bisogna consultare il proprio MEDICO DI FIDUCIA per farsi guidare nell’iter diagnostico, che varia da paziente a paziente in relazione alla sua storia clinica e personale.

In conclusione la sindrome da stanchezza cronica non è da sottovalutare: sono in molti a esserne affetti. Infatti, è stata anche istituita la giornata mondiale.

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