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Quando fare test malattie sessualmente trasmissibili

L’amore è un sentimento estremamente complesso e variegato, che non conosce una vera e propria definizione, proprio per la natura controversa del suo significato.

Quando l’amore diventa fisico, entra in ballo il sesso. Come per l’amore, anche il sesso è variegato e può assumere diversi significati.

Un rapporto sessuale può essere meccanico, per rispondere ad un semplice impulso, oppure mercenario, fatto per soldi ed opportunismo, romantico, con tutte le connotazioni del caso, ma a prescindere dalla tipologia, il sesso nasconde una moltitudine di rischi, legati non solo alla sfera emotiva, ma soprattutto a quella fisica.

Di fatto, il sesso rappresenta un veicolo per tantissime malattie, le cosiddette Malattie Sessualmente Trasmissibili (anche dette MST, oppure IST, infezioni sessualmente trasmissibili).

Le MST sono un gruppo di patologie infettive (i responsabili sono virus, batteri, funghi ed altri agenti patogeni) che possono essere acquisite o trasmesse prevalentemente in seguito ad un rapporto sessuale, sia vaginale che anale, ma anche orale. Talvolta queste infezioni possono essere trasmesse anche non sessualmente, ad esempio dalle madri ai loro figli durante la gravidanza o al momento del parto, o attraverso trasfusioni di sangue o aghi condivisi.

A livello globale, le infezioni per via sessuale diagnosticate sono più di 1 milione al giorno, e rispetto al numero totale di nuove infezioni annuali, 1 su 4 risulta essere una MST.

Le più comuni e diffuse sono Clamidia, Gonorrea, Sifilide e Tricomoniasi.

Per fare qualche esempio, viene stimato che nel mondo vi siano oltre 500 milioni di persone affette da virus Herpes simplex (HSV), 300 milioni di donne con papilloma virus (HPV) e che ogni anno circa 1 milione di donne in gravidanza siano affette da Sifilide (e di conseguenza oltre 200 mila bambini nascono morti o muoiono in pochi giorni).

La fascia più a rischio è quella giovanile, tra i 15 ed i 24 anni: l’OMS stima che ogni anno un’adolescente su 20 presenti una malattia sessualmente trasmissibile.

In Italia, nel periodo compreso tra il 1° gennaio 1991 ed il 31 dicembre 2019, è stato rilevato dal Sistema di sorveglianza sentinella delle IST un totale di 140.874 nuovi casi di malattie sessualmente trasmissibili, di cui il 71,5% uomini ed il 28,5% donne, con un’età media di circa 30 anni. Le patologie più frequenti di questo periodo sono risultate i condilomi ano-genitali (43%), la Sifilide latente (8,2%), l’Herpes genitale (7,2%) e la Clamidia (6,8%).

In questo articolo vedremo le informazioni più importanti inerenti le MST e i test da eseguire per

una corretta diagnosi, osservando tempi e modalità d’esecuzione.

Quali sono le malattie sessuali più comuni

Le MST più comuni sono le seguenti:

  • Clamidia
  • Epatite B
  • Epatite C
  • Herpes genitale (HSV)
  • Gonorrea
  • Papilloma virus (HPV)
  • HIV- AIDS
  • Sifilide
  • Tricomoniasi

Gli agenti patogeni responsabili delle infezioni possono trasmettersi tramite qualsiasi tipo di rapporto sessuale (vaginale, anale, orale) che preveda il contatto con i liquidi organici infetti (sperma, secrezioni vaginali, sangue ed anche la saliva).

Spesso le malattie sessualmente trasmissibili non presentano sintomi, almeno all’inizio, e questa particolarità comporta un rischio maggiore di contagio e trasmissione, perché non si è a conoscenza della patologia in corso.

Quando dare il test per le malattie Sessualmente Trasmissibili

Quando fare il test per le malattie sessualmente trasmissibili

Il test per le malattie sessualmente trasmissibili andrebbe eseguito da tutte le persone sessualmente attive, ed in particolar modo nelle seguenti fattispecie:

  • Dopo aver fatto del sesso occasionale non protetto.
  • All’inizio di una nuova relazione.
  • Se voi o il vostro partner avete intenzione di non usare il preservativo oppure altri metodi di prevenzione.
  • Dopo aver scoperto un tradimento.
  • In presenza di più partner occasionali.
  • In previsione di una futura gravidanza.

Quali sono i sintomi più comuni delle malattie sessuali

Come accennato in precedenza, spesso le malattie sessuali presentano sintomi aspecifici, o in alcuni casi nessun sintomo.

Vediamo insieme però i sintomi delle più comuni MST.

Sintomi della Clamidia

La Clamidia è un’infezione batterica del tratto genitale, può essere difficile da rilevare perché le infezioni allo stadio iniziale spesso causano pochi o nessun sintomo, tra cui una minzione dolorosa, dolore al basso ventre, perdite vaginali, dolore nei rapporti sessuali e sanguinamento nelle donne, negli uomini può provocare ingrossamento e dolore ai testicoli, prurito e sensazione di irritazione.

Sintomi della Gonorrea

La Gonorrea è un’infezione batterica del tratto genitale, ma la proliferazione dei batteri può avvinere anche in bocca, gola, occhi e ano. I primi sintomi della Gonorrea generalmente compaiono dopo 1-7 giorni dall’esposizione. Tuttavia, alcune persone possono rimanere infettate per mesi prima che si manifestino segnali o sintomi.

Tra i sintomi della Gonorrea possiamo trovare delle perdite, dolore durante la minzione, un sanguinamento mestruale copioso, prurito anale, e per gli uomini un’uretrite con presenza di secrezioni abbondanti, dense e di colore giallo-verdastro, dolore ai testicoli.

Sintomi della Tricomoniasi

La Tricomoniasi è una malattia sessuale comune causata da un protozoo, un microrganismo unicellulare, chiamato Trichomonas vaginalis. Solitamente infetta le vie urinarie maschili e in seguito l’apparato genitale femminile, spesso è asintomatico. Quando la Tricomoniasi causa sintomi, questi possono comparire entro 4-28 giorni dall’esposizione e variare da lieve irritazione a grave infiammazione.

Tra i sintomi troviamo delle perdite vaginali chiare, bianche, verdastre o giallastre, un forte odore vaginale, prurito o irritazione vaginale, prurito o irritazione all’interno del pene, dolore durante i rapporti sessuali, e una minzione dolorosa.

Sintomi dell’HIV

L’HIV è un’infezione che interferisce con la capacità del corpo di combattere virus e batteri e può portare all’AIDS, una malattia cronica potenzialmente letale.

Non sempre al momento del contagio si sviluppano i sintomi, alcune persone presentano una malattia simil-influenzale, di solito da due a sei settimane dopo essere state infettate. Tuttavia, l’unico modo per sapere se avete contratto l’HIV è sottoporsi al test.

Sintomi dell’Epatite

L’Epatite A, l’Epatite B e l’Epatite C sono tutte infezioni virali contagiose che colpiscono il fegato. L’Epatite B e C sono le più gravi delle tre, ma ognuna può causare infiammazione del fegato.

Alcune persone non sviluppano mai sintomi, in altri casi questi possono manifestarsi diverse settimane dopo l’esposizione e possono includere:

  • Fatica
  • Nausea e vomito
  • Dolore o fastidio addominale, specialmente nell’area del fegato sul lato destro sotto le costole inferiori
  • Perdita di appetito
  • Febbre
  • Urina scura
  • Dolori muscolari o articolari
  • Prurito
  • Ingiallimento della pelle e del bianco degli occhi (ittero)

Sintomi della Sifilide

La Sifilide è un’infezione batterica, che colpisce i genitali, la pelle e le mucose, ma può coinvolgere anche molte altre parti del corpo, compreso il cervello e il cuore.

I sintomi della Sifilide possono manifestarsi in tre stadi. Alcune persone sperimentano anche la Sifilide latente, in cui gli esami del sangue sono positivi, ma non sono presenti sintomi.

All’inizio la patologia potrebbe causare la formazione di un’ulcera chiamata sifiloma, solitamente sui genitali, sul retto, sulla lingua o sulle labbra. Con il peggioramento della malattia, i sintomi possono includere febbre, eruzioni cutanee, linfonodi ingrossati, stanchezza e dolore. Senza trattamento, i batteri della Sifilide possono diffondersi, causando gravi danni agli organi interni e possono portare, nei casi più gravi, anche alla morte.

Sintomi dell’Herpes genitale

L’Herpes genitale è una MST altamente contagiosa causata da un tipo di virus dell’Herpes simplex (HSV). La maggior parte delle persone con HSV non presenta sintomi o in caso sono così lievi da passare inosservati.

Quando presenti, i segni e i sintomi dell’Herpes genitale possono includere:

  • Piccole protuberanze rosse, vescicole o ferite aperte (ulcere) nelle aree genitali e anali e nelle aree vicine
  • Dolore o prurito intorno alla zona genitale, glutei e cosce interne

Le ulcere possono rendere dolorosa la minzione, e si possono manifestare sintomi simil-influenzali, come mal di testa, dolori muscolari e febbre, così come l’ingrossamento dei linfonodi all’inguine.

In alcuni casi, l’infezione può essere attiva e contagiosa anche in assenza di piaghe.

Infezione da papillomavirus umano (HPV)

L’infezione da HPV è una delle malattie sessuali più comuni, ed anche in questo caso i sintomi sono lievi e aspecifici quando presenti. Potreste presentare piccoli rigonfiamenti nella zona genitale, alcune verruche sempre genitali, prurito o fastidio nella zona vaginale e sanguinamento durante il rapporto. Le verruche genitali possono avere un diametro di appena 1 millimetro o possono moltiplicarsi. Le verruche possono anche svilupparsi nella bocca o nella gola di una persona che ha avuto rapporti orali con una persona infetta.

Quando dare il test per le malattie Sessualmente Trasmissibili

Dove fare il test per le malattie sessualmente trasmissibili

I test per le malattie sessualmente trasmissibili possono essere eseguiti presso ospedali pubblici e nei laboratori dei centri diagnostici (sia pubblici che privati) che abbiano l’autorizzazione ad eseguirli.

I reparti di dermatologia o di malattie infettive sono presenti pressoché ovunque, sarà sufficiente prendere un appuntamento e fissare la data per effettuare il test.

Alcuni esami per le malattie sessualmente trasmissibili prevedono un ticket da pagare, altri sono gratuiti (dipende dalle ASL di zona, ognuna ha regole diverse in merito).

Il test per l’HIV, per legge, è invece sempre gratuito su tutto il territorio nazionale e può essere eseguito in totale anonimato.

Se volete avere informazioni sulle malattie a trasmissione sessuale potete telefonare al Telefono Verde AIDS e Infezioni Sessualmente Trasmesse 800 861061, attivo da oltre 30 anni per volere del Ministero della Salute e gestito dall’Istituto superiore di sanità. Il numero è attivo tutti i giorni feriali, dalle ore 13:00 alle ore 18:00.

Inoltre, per quanto riguarda HIV – AIDS – IST, la consulenza viene integrata dalla comunicazione online: esiste un sito Internet di riferimento, uniticontrolaids.it, l’account Twitter @UniticontroAIDS ed il canale YouTube uniticontrolaids.

I test di screening vengono eseguiti per diagnosticare la presenza o meno di determinate malattie o infezioni e rappresentano l’unico modo per rendere le persone consapevoli del proprio stato di salute.

Il test per malattie sessualmente trasmissibili consente un trattamento precoce e tempestivo dell’eventuale infezione e previene la diffusione della malattia.

Dopo quanto fare test malattie sessualmente trasmissibili

A seconda dei casi, i test sono in grado di rilevare la presenza dell’infezione dopo un certo lasso di tempo dal contatto/contagio. Quindi, dopo quanto fare i test per malattie sessualmente trasmsisibili?

Malattie come Clamidia (tra le due e le tre settimane dopo un rapporto a rischio) e Gonorrea possono essere rilevate dopo pochi giorni o settimane, altre come la Sifilide dopo parecchi giorni (la Sifilide ha un tempo di incubazione variabile tra due e dodici settimane).

Dopo quanto fare gli esami sangue per l’HIV invece dipende a seconda del test che si andrà ad effettuare, può essere rintracciato in un periodo variabile: il test combinato ha una finestra di 40 giorni dall’ultimo comportamento a rischio, mentre il test Elisa ha una finestra di circa 90 giorni.

Ovviamente, in presenza di una sintomatologia evidente, si consiglia un consulto con il proprio medico curante per stabilire quale sia la strada migliore da percorrere.

Come fare le analisi per malattie sessualmente trasmissibili

Se sei sessualmente attivo, ti chiederai come fare test per malattie sessualmente trasmissibili. Per ricevere una diagnosi che possa accertare la presenza o meno di una malattia sessualmente trasmissibile è necessario sottoporsi ad un esame di laboratorio, che a seconda delle diverse MST potrà essere eseguito sul sangue, su un tampone rettale o faringeo, oppure su campioni di urine e feci.

Le donne potrebbero inoltre ricevere un tampone cervicale (per l’utero) o vaginale, mentre gli uomini un tampone uretrale o sullo sperma.

Ecco quali sono gli esami da fare per le malattie sessualmente trasmissibili:

  • Test per Clamidia – Può prevedere un tampone vaginale, un tampone rettale o un campione di urina, rileva il DNA del batterio.
  • Test per Gonorrea – Può prevedere un campione di urina o un tampone prelevato direttamente dal sito dell’infezione, rileva il DNA del batterio.
  • Test per Epatite B e C – Analizzano un campione di sangue, rilevano gli anticorpi prodotti dall’organismo in risposta all’infezione (antigeni) oppure il DNA del virus.
  • Test per Herpes Symplex – Analizza un campione di sangue, è in grado di rilevare sia la presenza del virus che gli antigeni prodotti dal corpo per rispondere all’infezione.
  • Test per HIV – L’HIV si vede dagli esami del sangue, esistono due tipi di test, ed entrambi contemplano il prelievo di sangue. Si tratta del test Elisa, che rintraccia soltanto gli anticorpi anti-HIV, e del test combinato, che rileva sia gli anticorpi anti-HIV che porzioni di virus.
  • Test per papilloma virus – Si effettua tramite tampone cervicale, rileva il materiale genetico del virus (DNA oppure mRNA).
  • Test per Sifilide – I test per la Sifilide possono prevedere le analisi del sangue (con test treponemici e non treponemici) oppure il controllo visivo diretto, che utilizza la microscopia a campo oscuro.
  • Test per Tricomoniasi – Può prevedere un campione di urina, oppure tamponi vaginali, cervicali e/o uretrali, rileva la presenza del protozoo o del suo DNA.

Se le malattie sessualmente trasmissibili non vengono trattate in modo adeguato possono causare diverse problematiche, quali sterilità, problemi in gravidanza (parto prematuro, aborto, morte del bambino), infezioni neonatali e sviluppo di tumori.

Inoltre, chi ha in corso una IST ha un rischio maggiore di contrarre l’HIV rispetto a chi non ne ha.

L’importanza della prevenzione

Il controllo periodico delle malattie sessualmente trasmissibili rappresenta un ottimo metodo per valutare lo stato di salute di una persona, e dovrebbe essere lo standard insieme ad alcune buone abitudini di vita.

La prevenzione assume quindi un ruolo fondamentale e dovrebbe avvenire sia attraverso l’informazione che un’educazione orientata a comportamenti sessuali responsabili.

In linea generale, bisognerebbe evitare qualsiasi contatto diretto (parti del corpo e liquidi biologici) con partner infetti o di cui non si conoscono le abitudini sessuali, utilizzare i metodi contraccettivi, ed in particolare il preservativo ed il profilattico femminile, capaci di svolgere una funzione di difesa dalle MST (a differenza di altri metodi anticoncezionali che non proteggono dalle malattie sessualmente trasmissibile).

Anche i vaccini possono prevenire alcune MST, come il papilloma virus e l’Epatite.

Quali sono gli esami da fare per le malattie sessualmente trasmissibili

Le Infezioni Sessualmente Trasmesse (IST), note anche come Malattie Sessualmente Trasmissibili (MST) o malattie veneree, rappresentano una classe di infezioni trasmissibili tramite i rapporti sessuali ed il contatto intimo.

Nello specifico, sono in genere causate da batteri, virus e protozoi che passano da un individuo all’altro mediante il trasferimento, attraverso le mucose, di liquidi biologici infetti. Queste patologie possono colpire gli organi genitali o altri organi e apparati.

Quali sono le cause delle malattie sessualmente trasmissibili?

Le infezioni sessualmente trasmissibili possono essere causate da:

  • Virus: Papillomavirus umano, herpes genitale, HIV, epatite A, B e C.
  • Batteri: Gonorrea, Sifilide, Clamidia.
  • Protozoi: Tricomoniasi.
  • Funghi: Candida Albicans.
Esami da fare per Malattie Sessualmente Trasmissibili

Quali sono i comportamenti da evitare

La prevenzione è fondamentale per evitare l’insorgere delle malattie sessualmente trasmissibili.

Si dovrebbe perciò tentare di evitare alcuni comportamenti che sono ritenuti a rischio:

  • Astensione dall’attività sessuale a rischio: evitare rapporti sessuali occasionali e utilizzare in modo corretto il preservativo.
  • Evitare la condivisione di tutti quegli oggetti, come rasoi, forbici, aghi, spazzolino da denti, che possono penetrare la cute o le mucose.
  • Vaccinazioni: per prevenire l’infezione da Papillomavirus umano (Hpv), da epatite A e da epatite B è possibile vaccinarsi.
  • Se si è deciso di fare un tatuaggio, è necessario che vengano messe in atto correttamente le procedure per la disinfezione e sterilizzazione dello strumentario.

Quali sono i sintomi delle malattie sessualmente trasmissibili?

Le infezioni sessualmente trasmesse possono rimanere latenti per diverso tempo. Segni e sintomi possono comparire, a seconda del tipo di infezione, da alcuni giorni ad alcuni anni dopo l’esposizione.

Alcune infezioni non sono gravi e si risolvono in pochi giorni o nel corso di qualche settimana, come per esempio della Candida Albicans, senza lasciare conseguenze. Altre volte, come nel caso dell’HIV o della sifilide, la progressione della patologia può portare a complicanze serie e alcune volte mortali.

È importante prestare particolare attenzione ad alcuni sintomi:

  • Piaghe sui genitali, nella zona rettale o nella zona orale
  • Dolore o bruciore durante la minzione
  • Perdite dai genitali
  • Dolori pelvici, spesso accompagnati da febbre persistente e diarrea
  • Ingrossamento dei linfonodi, in particolare quelli inguinali
  • Sfoghi dermatologici su tronco, mani o piedi

Quali sono gli esami da effettuare per le malattie sessualmente trasmissibili?

Esistono più di 20 tipi di test per le malattie sessualmente trasmissibili che includono esami fisici, tamponi orali, analisi dell’urina, pap test ed osservazione al microscopico del liquido prelevato da vescicola, a livello genitale o anale.

Vediamo insieme quali sono gli esami da fare per malattie sessualmente trasmissibili:

  • Test per Clamidia: Tampone vaginale, tampone rettale o campione di urina che rileva il DNA del batterio
  • Test per Gonorrea: Campione di urina o tampone prelevato dal sito dell’infezione che rileva il DNA del batterio
  • Test per Epatite B: Campione di sangue che rileva le proteine virali (antigeni), gli anticorpi prodotti dall’organismo in risposta all’infezione o il DNA del virus
  • Test per Epatite C: Campione di sangue che rileva gli antigeni, gli anticorpi prodotti dall’organismo in risposta all’infezione o il DNA del virus
  • Test per Herpes symplex: Campione di sangue o tampone prelevato dal sito dell’infezione che rileva la presenza del virus o gli anticorpi prodotti dall’organismo in risposta all’infezione
  • Test per HIV: Campione di sangue o di saliva che rileva gli antigeni e/o gli anticorpi prodotti dall’organismo in risposta all’infezione
  • Test per Papillomavirus (HPV): Tampone cervicale che rileva il materiale genetico (DNA o mRNA) del virus
  • Test per Sifilide: Campione di sangue o tampone prelevato dal sito dell’infezione che rileva gli anticorpi prodotti dall’organismo in risposta all’infezione, la presenza del batterio o del suo DNA
  • Test per Tricomoniasi: Campione di urina o tampone vaginale, cervicale o uretrale che rileva la presenza del parassita o del suo DNA
Esami Malattie Sessualmente Trasmissibili

L’importanza dei Test per le malattie sessualmente trasmissibili

Spesso le persone affette da queste patologie risultano asintomatiche o presentano solo sintomi lievi, con conseguente rischio di trasmissione involontaria.

Il mancato trattamento delle malattie sessualmente trasmissibili può comportare la comparsa di complicanze gravi, ed è quindi fortemente raccomandata l’esecuzione dei test di screening al fine di assicurare la diagnosi ed il trattamento precoci.

L’obiettivo dello screening è quello di identificare e trattare i soggetti infetti prima dell’insorgenza di eventuali complicanze e della trasmissione dell’infezione.

Tutti i soggetti sessualmente attivi possono potenzialmente contrarre un’infezione sessualmente trasmissibile, viene però raccomandato lo screening soltanto ai soggetti considerati a rischio, ovvero quelli che hanno manifestato i comportamenti precedentemente esposti.

Dove fare le analisi

Solitamente i test vengono eseguiti in ospedale o in centri diagnostici specializzati. È opportuno discutere con il clinico in merito alla presenza di sintomi e di fattori di rischio individuali, quali abitudini sessuali e stato di salute, per individuare l’esame più opportuno.

Dalle analisi del sangue si vedono malattie sessuali

Le malattie sessuali sono infezioni che si diffondono principalmente attraverso l’attività sessuale, che comprende il sesso vaginale, il sesso orale, ma anche il sesso anale. Alcune infezioni possono essere trasmesse anche attraverso uno stretto contatto personale, come un bacio, attraverso lo scambio di siringhe infette, trasfusioni o anche da una donna incinta direttamente al feto. Se hai sospetti di una malattia trasmessa sessualmente, puoi eseguire le analisi presso Vivanalisi (nel nostro Laboratorio, oppure a domicilio), dato che dalle analisi del sangue si vedono le malattie sessuali.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che al giorno in tutto il mondo più di 1 milione di persone contraggono malattie sessualmente trasmissibili: ciò dimostra che questi tipi di infezioni sono molto più comuni di quanto pensiamo, ma in alcuni casi i sintomi sono aspecifici o addirittura non sono presenti; pertanto, diverse malattie spesso non vengono diagnosticate.

La mancanza di test tempestivi è anche dovuta allo stigma intorno alle malattie sessualmente trasmissibili, che può scoraggiare alcune persone dal sottoporsi alle analisi.

Se non trattate, le malattie sessuali però possono causare gravi problemi di salute, anche a lungo termine, come la cecità, danni cerebrali, infertilità e in alcuni casi portano persino alla morte. Fortunatamente, tutte le malattie sessualmente trasmissibili possono essere curate, e alcune possono essere curate anche completamente.

Tuttavia, per la diagnosi è necessario sottoporsi a delle analisi specifiche che includono: le analisi del sangue, analisi delle urine, tamponi genitali, tamponi uretrali etc., e in seguito è necessario seguire un trattamento farmacologico per guarire dalla malattia e per evitare gravi complicazioni.

Dalle analisi del sangue e altri test è possibile quindi vedere con certezza se avete contratto una malattia sessualmente trasmissibile.

In questo articolo esamineremo chi deve sottoporsi al test, dove è possibile sottoporsi al test e altre domande frequenti.

Dalle analisi del sangue si vedono le malattie sessuali

Chi deve fare le analisi del sangue per vedere se ha contratto qualche malattia sessuale

Come abbiamo accennato prima, non sempre le malattie sessualmente trasmissibili presentano dei sintomi netti, in alcuni casi i sintomi sono completamente aspecifici, in altri sono completamente assenti, ma è necessario sottoporsi alle analisi del sangue anche e soprattutto per prevenire le malattie sessuali.

Vediamo nello specifico quando dovreste mettere in agenda questo tipo di test.

1) Se siete donne sessualmente attive di età inferiore ai 25 anni. Gli esperti raccomandano alle donne di questa fascia di età di sottoporsi ogni anno a un test per la Clamidia e un test per la Gonorrea. Le donne sessualmente attive di età pari o superiore a 25 anni dovrebbero essere sottoposte a test se hanno nuovi o più partner sessuali o se hanno un partner a cui è stata diagnosticata una malattia sessualmente trasmissibile.

2) Se siete donne dai 21 anni in su. Le donne in questa fascia di età dovrebbero sottoporsi a un Pap test per verificare la presenza di anomalie nella cervice. Questi includono cambiamenti precancerosi che possono essere causati da HPV (papillomavirus umano).

3) Donne incinte. Le donne incinte sono solitamente testate per l’HIV, l’Epatite B, la Clamidia e la Sifilide. Le donne incinte con determinati fattori di rischio possono anche essere testate per la Gonorrea e l’Epatite C.

4) Uomini e donne sessualmente attivi che hanno rapporti sessuali non protetti e non hanno relazioni monogame.

5) Le persone che fanno sesso senza preservativo dovrebbero sottoporsi regolarmente a test per l’HIV e altre malattie sessualmente trasmissibili.

6) Uomini che fanno sesso con uomini. Rispetto ad altri gruppi, gli uomini che hanno rapporti sessuali con uomini hanno un rischio maggiore di malattie sessualmente trasmissibili. Gli uomini dovrebbero essere testati almeno una volta all’anno per la Sifilide, la Clamidia, la Gonorrea e l’HIV.

7) Le persone con HIV. Se avete contratto l’HIV è possibile essere a maggior rischio di contrarre un’altra malattia sessualmente trasmissibile. Le persone in questo gruppo dovrebbero essere testate per la Sifilide, la Gonorrea e l’herpes. Di solito si consiglia anche un test per la Clamidia.

8) Chi fa uso di droghe iniettabili. Condividere gli aghi vi mette a rischio di contrarre l’HIV. Per questo gruppo si raccomanda un test HIV regolare.

Dalle analisi del sangue si vedono le malattie sessuali

Come si fa a capire se si hanno malattie sessuali?

Ci sono più di 20 malattie sessualmente trasmissibili, e i sintomi variano a seconda del tipo di malattia, ad esempio in caso di Gonorrea potreste notare delle perdite, la Clamidia invece è un’infezione silenziosa, talvolta può dare sintomi di bruciore durante la minzione.

Accorgersi della Sifilide può essere più difficile, possono presentarsi delle piccole vesciche, che spariranno da sole, ma può essere trasmessa ai partner sessuali fino a 18 mesi dopo dal primo sintomo. Il Trichomonas invece può o meno causare bruciore durante la minzione, mentre il Papillomavirus (HPV) può portare delle piccole verruche genitali.

Sia per l’Epatite B, l’Epatite C, che per l’HIV invece i sintomi potrebbero essere aspecifici.

Vi consigliamo comunque di recarvi dal vostro medico di base e di richiedere degli esami per le malattie sessuali trasmissibili in presenza di uno o più di questi sintomi:

  • Minzione dolorosa
  • Dolore durante il sesso
  • Odore insolito nelle perdite vaginali
  • Prurito vaginale
  • Secrezione e/o prurito dal pene
  • Piaghe o protuberanze nell’area genitale o rettale

A seconda del tipo di sospetta infezione, è possibile eseguire alcuni test.

Da quali test si vedono le malattie sessuali?

I test che potrete effettuare in laboratorio sono generalmente legati a queste malattie:

  • Clamidia
  • Gonorrea
  • HIV
  • Epatite B
  • Sifilide
  • Tricomoniasi
  • Herpes

Alcuni dei tipi più comuni di test di laboratorio includono:

  • Le analisi del sangue: sonoutilizzate per diagnosticare l’Epatite, la Sifilide, l’HIV e talvolta l’Herpes.

Durante il test, un operatore sanitario preleverà un campione di sangue da una vena del braccio, utilizzando un piccolo ago. Dopo aver inserito l’ago, una piccola quantità di sangue verrà raccolta in una provetta o in una fiala.

  • Esami delle urine: gli esami delle urine vengono utilizzati per diagnosticare la Tricomoniasi e talvolta la Gonorrea.
  • Tampone vaginale o uretrale: il tampone vaginale (per le donne) o uretrale (per gli uomini) viene utilizzato per diagnosticare l’HPV, la Clamidia, la Gonorrea e l’Herpes.
  • Esame visivo: nei pazienti con sintomi importanti, una serie di esami fisici può supportare la diagnosi (questo è possibile nei pazienti che presentano vesciche o verruche genitali)

Dove eseguire le analisi per le malattie sessualmente trasmissibili

I test per le malattie sessualmente trasmissibili possono essere eseguiti presso ospedali pubblici e nei laboratori dei centri diagnostici che abbiano l’autorizzazione ad eseguirli.

Alcuni esami per le malattie sessualmente trasmissibili prevedono un ticket da pagare, altri sono gratuiti (dipende dalle ASL di zona, ognuna ha regole diverse in merito).

Il test per l’HIV, per legge, è invece sempre gratuito su tutto il territorio nazionale e può essere eseguito in totale anonimato.

Come Capire se un Uomo è Fertile o non lo è

La fertilità maschile è un aspetto cruciale per le coppie che desiderano concepire. Comprendere se un uomo è fertile è importante per identificare eventuali problemi e per prendere decisioni consapevoli riguardo al proprio futuro. Come Capire se un Uomo è Fertile o non lo è? In questo articolo esploreremo alcuni metodi scientifici per valutare la fertilità maschile.


Spermiogramma:

Lo spermiogramma è un test di laboratorio utilizzato per valutare la salute e la fertilità maschile mediante l’analisi dello sperma. Durante il test, viene esaminato il campione di liquido seminale. Vengono valutati diversi parametri chiave, tra cui la concentrazione degli spermatozoi, la motilità e la morfologia.

  • La concentrazione degli spermatozoi rappresenta il numero di spermatozoi presenti in un millilitro di liquido seminale, una concentrazione superiore a 15 milioni di spermatozoi per millilitro viene generalmente considerata normale.
  • La motilità spermatica indica la capacità degli spermatozoi di muoversi in modo progressivo e corretto, essenziale per raggiungere e fecondare l’ovulo. I valori di riferimento per la motilità sono solitamente suddivisi in quattro categorie: rapida progressiva (spermatozoi che si muovono velocemente in linea retta), lenta progressiva (spermatozoi che si muovono lentamente o in una traiettoria non rettilinea), non progressiva (spermatozoi che si muovono ma non in modo progressivo) e immobile (spermatozoi che non si muovono affatto). Una percentuale elevata di spermatozoi con motilità rapida progressiva è desiderabile per la fertilità.
  • La morfologia spermatica analizza la forma e la struttura degli spermatozoi, valutando eventuali anomalie che potrebbero influire sulla capacità di fecondazione.

Questo test include anche una valutazione di diversi parametri fisici e chimici. La quantità di liquido seminale viene misurata per determinare il volume e fornire un’indicazione generale della produzione di sperma.

L’aspetto del campione viene osservato per identificare eventuali anomalie, come la presenza di sangue.

Il pH del liquido viene misurato per determinare il suo livello di acidità o alcalinità.

La viscosità viene valutata per misurare la consistenza del liquido seminale.

Inoltre, l’analisi del liquido seminale può includere un esame microscopico per valutare la presenza di spermatozoi, leucociti (globuli bianchi) e altre particelle. Per ottenere risultati accurati e affidabili durante l’esecuzione di uno spermiogramma, è importante seguire alcune accortezze. Una di queste è l’astinenza sessuale. È consigliabile evitare l’eiaculazione per un periodo di 2-5 giorni prima del test. Questo periodo di astinenza permette di ottenere un campione di sperma con una concentrazione e una motilità ottimali, fornendo così informazioni più precise sulla fertilità maschile, Questo test fornisce informazioni importanti sulla salute del sistema riproduttivo maschile e può aiutare a identificare eventuali anomalie o disfunzioni che potrebbero richiedere ulteriori indagini o trattamenti.

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Spermiocoltura

La spermiocoltura, o coltura del liquido seminale, è un test di laboratorio eseguito per identificare la presenza di batteri, funghi o altri microrganismi nel liquido seminale. Questo test viene spesso richiesto quando ci sono segni di infezione del tratto genitale maschile o quando si sospetta un’infezione come causa di problemi di fertilità. Durante la spermiocoltura, un campione di liquido seminale viene prelevato e coltivato in un terreno di coltura appropriato in laboratorio. Questo permette ai microrganismi presenti di crescere e di essere identificati. Successivamente, viene eseguita una sensibilità antibiotica per determinare quali antibiotici possono essere efficaci nel trattamento delle infezioni identificate.

Test di capacità di fecondazione

Il test di capacità di fecondazione, noto anche come test di interazione spermatozoo-ovocita, è un esame di laboratorio fondamentale per valutare la capacità degli spermatozoi di fecondare con successo un ovocita. Questo test viene comunemente utilizzato per indagare la fertilità maschile in coppie che sperimentano difficoltà nel concepire. Durante il procedimento, vengono prelevati spermatozoi e ovociti. Gli spermatozoi e gli ovociti vengono quindi messi in contatto in un ambiente di coltura mirato a simulare le condizioni fisiologiche presenti nelle tube di Falloppio. L’obiettivo principale è valutare la capacità degli spermatozoi di penetrare nell’ovocita, attraversare la sua membrana esterna (zona pellucida) e fondersi con il nucleo dell’ovocita stesso. Il test di capacità di fecondazione consente di identificare potenziali anomalie o difetti nella funzionalità spermatica che potrebbero ostacolare il processo di fecondazione.

Esami del sangue e valutazione ormonale

Gli esami del sangue possono essere utilizzati per valutare gli ormoni che influenzano la fertilità maschile. Alcuni degli esami ormonali comuni includono:

  • Analisi del testosterone: il testosterone è l’ormone chiave responsabile dello sviluppo e del mantenimento delle caratteristiche sessuali maschili. Un livello adeguato di testosterone è essenziale per una funzione riproduttiva sana.
  • Ormone follicolo-stimolante (FSH): l’FSH stimola la produzione di spermatozoi nei testicoli. Livelli elevati di FSH possono indicare una ridotta funzionalità testicolare e potenziali problemi nella produzione di spermatozoi.
  • Ormone luteinizzante (LH): l’LH regola la produzione di testosterone e stimola la produzione di spermatozoi. L’equilibrio tra LH e testosterone è essenziale per una funzione riproduttiva ottimale.
  • Estradiolo: l’estradiolo è un tipo di estrogeno presente sia negli uomini che nelle donne, sebbene in quantità minori negli uomini. Livelli elevati di estradiolo negli uomini possono influire negativamente sulla fertilità.
  • Prolattina: la prolattina è un ormone che regola la produzione di latte nelle donne, ma è anche presente negli uomini. Livelli elevati di prolattina possono interferire con la produzione di spermatozoi.

Test di frammentazione del DNA spermatico

Il test di frammentazione del DNA spermatico è un metodo utilizzato per valutare la qualità del materiale genetico negli spermatozoi. Durante la formazione degli spermatozoi, possono verificarsi danni al DNA che possono influire sulla fertilità maschile. Il test misura la quantità di frammentazione del DNA spermatico, fornendo informazioni sulla sua integrità. Un’elevata frammentazione del DNA spermatico è associata a una ridotta fertilità e può aumentare il rischio di problemi di concepimento.

Mar test

Il MAR test, acronimo di “Mixed Antiglobulin Reaction”, è un esame di laboratorio utilizzato per valutare la presenza di anticorpi anti-spermatozoi nel liquido seminale di un uomo. La presenza di anticorpi anti-spermatozoi può interferire con la capacità degli spermatozoi di fecondare l’ovulo.

Studio del cariotipo

Questo test consente di studiare la struttura e il numero dei cromosomi presenti nelle cellule di un individuo. Nel caso degli uomini, il cariotipo può rilevare eventuali anomalie cromosomiche che potrebbero influenzare la capacità riproduttiva. È eseguito mediante un semplice prelievo di sangue. Una volta ottenuti i campioni, le cellule vengono coltivate in laboratorio e successivamente analizzate al microscopio per valutare la struttura dei cromosomi e identificare eventuali alterazioni.

Esami ecografici

Gli esami ecografici possono essere utilizzati per valutare la fertilità maschile in diversi modi.

Un esame ecografico dei testicoli può rivelare anomalie strutturali, come varicocele (dilatazione delle vene nello scroto), cisti o tumori, che potrebbero influire sulla fertilità. Inoltre, l’ecografia può misurare le dimensioni dei testicoli, che possono essere indicative della produzione di spermatozoi. Un volume testicolare inferiore alla norma potrebbe essere associato a una ridotta produzione di spermatozoi. In alcuni casi, può essere eseguita un’ecografia trans rettale per valutare la prostata e le vescicole seminali, che sono coinvolte nella produzione del liquido seminale.

L’infertilità è un problema che può colpire sia gli uomini che le donne. Mentre spesso si pensa che sia una questione legata esclusivamente alle donne, l’infertilità maschile è altrettanto rilevante. Riconoscere i segni di infertilità in un uomo può essere il primo passo per affrontare il problema e cercare soluzioni appropriate.

Come Capire se un Uomo è Fertile o non lo è:

Difficoltà nell’erezione o nell’eiaculazione: uno dei segnali più evidenti di infertilità maschile è la difficoltà a mantenere un’erezione o raggiungere l’orgasmo. Questo può essere indicativo di problemi come l’impotenza o l’eiaculazione retrograda, in cui lo sperma invece di essere espulso all’esterno durante l’orgasmo, fluisce all’indietro nella vescica.

Dispermia: la dispermia è una condizione caratterizzata dalla presenza di spermatozoi anomali o difettosi nel liquido seminale. Questi spermatozoi possono avere anomalie nella forma, nella motilità o nella funzionalità, il che può compromettere la capacità di fecondazione dell’ovulo. La dispermia può essere causata da diversi fattori come: anomalie genetiche, infezioni, esposizione a sostanze tossiche, variazioni nella temperatura testicolare, disfunzioni testicolari, obesità, cattiva alimentazione, assunzione di droghe.

Varicocele: il varicocele è una condizione caratterizzata dalla dilatazione delle vene nello scroto, che può causare un aumento della temperatura nella zona dei testicoli. Questo aumento di temperatura può danneggiare la produzione di spermatozoi e influire sulla loro qualità e quantità. Di solito, il varicocele si sviluppa gradualmente e può essere asintomatico o causare una serie di sintomi come dolore, disagio, sensazione di pesantezza o gonfiore dello scroto. Il varicocele è più comune nei maschi tra i 15 e i 30. Sebbene non tutti i varicoceli richiedano necessariamente trattamento, in alcuni casi può essere consigliata la chirurgia o altri interventi medici per ridurre i sintomi o migliorare la fertilità.

Anormalità nel liquido seminale: il liquido seminale contiene gli spermatozoi prodotti dai testicoli. Cambiamenti nella consistenza, nel colore o nell’odore dello sperma possono essere indicativi di un problema di fertilità maschile. La presenza di sangue nello sperma (ematospermia) o una quantità  ridotta di spermatozoi possono essere segnali di infertilità e richiedono una valutazione medica.

Problemi testicolari: i testicoli svolgono un ruolo fondamentale nella produzione degli spermatozoi. Se si notano cambiamenti nella dimensione, nella forma o nella consistenza dei testicoli, potrebbe esserci un problema. Ad esempio, una dimensione ridotta dei testicoli (ipogonadismo) o la presenza di noduli o masse anomale potrebbero indicare un’infertilità maschile.

Storia di condizioni mediche o trattamenti precedenti: alcune condizioni mediche, come l’infezione delle vie genitali, l’uso di farmaci specifici o interventi chirurgici nella zona pelvica, possono influire sulla fertilità maschile. Se un uomo ha una storia di tali condizioni o trattamenti, potrebbe essere utile discuterne con un medico per valutare l’impatto sulla fertilità.

Sifilide: quali sono i sintomi e dove fare il test per diagnosticarla

La sifilide è una malattia infettiva a prevalente trasmissione sessuale, (IST), la terza più diffusa a livello mondiale dopo clamidia e gonorrea, e può essere diagnosticata mediante un test di laboratorio.

Test della sifilide: dove farlo

Il test della sifilide è un test che può essere effettuato presso gli ospedali o nei laboratori dei centri diagnostici, sia pubblici che privati, che abbiano una regolare autorizzazione per farli.

Il test per la sifilide prevede un prelievo di sangue venoso dal braccio(test treponemici e non treponemici)o il controllo visivo diretto, utilizzando la microscopia a campo oscuro.

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Come si trasmette la sifilide

La sifilide è una delle malattie sessualmente trasmissibili maggiormente diffuse ed è causata dall’infezione da Treponema pallidum. Come già osservato, si trasmette prevalentemente attraverso i rapporti sessuali non protetti, ma il contagio può avvenire anche tramite il sangue, ed una madre incinta può trasmetterla al nascituro durante la gravidanza, il parto o l’allattamento.

A seconda delle casistiche, la sifilide viene definita acquisita (quando l’infezione viene contratta dopo la nascita), congenita/prenatale (l’infezione viene contratta attraverso la placenta, la cosiddetta trasmissione transplacentare) e connatale (l’infezione si verifica attraverso il canale del parto).

Quali sono i sintomi della sifilide

I sintomi della sifilide possono variare a seconda delle varie fasi della malattia:

  • Primaria – Solitamente acquisita attraverso un rapporto sessuale con persona infetta. I sintomi possono comparire in un periodo compreso tra 3 e 90 giorni (la media è di circa 2/3 settimana) e si presentano sotto forma di lesioni cutanee, dette sifilomi, nelle zone di contatto (pene, vagina, bocca, ano). Queste ulcere possono anche risultare indolori e risolversi spontaneamente nel giro di qualche settimana, nonostante la malattia continui il proprio corso.
  • Secondaria – Se non viene trattata, la sifilide entra nella fase secondaria. Si manifesta tra 4/9 settimana dopo il primo stadio, ed i sintomi possono coinvolgere pelle, mucose e linfonodi. Esistono diverse possibilità di manifestazione, tra cui la formazione di eruzioni cutanee tra il rosso ed il rosa (le zone interessante sono il trono e gli arti), lesioni all’interno delle mucose, linfonodi duri e dolenti, oltre all’insorgenza sistemica di febbre, mal di testa, perdita di capelli, astenia, problemi gastrointestinali e dolori ossei. Anche in questo caso, i sintomi possono scomparire in modo autonomo, ma senza trattamento la malattia progredirà verso lo stadio latente.
  • Latente – Il terzo stadio della malattia viene così definito in presenza di una prova sierologica che ne attesti la presenza, e la sintomatologia risulta assente. Se tratta nel modo adeguato, scompare e le persone guariscono.
  • Terziaria – Anche detto stadio tardivo, può comparire a distanza di anni dal contagio ed assumere forme diverse: sifilide gommosa (formazione di granulomi gommosi che colpiscono solitamente cute, fegato ed ossa), neurosifilide tardiva (coinvolge il sistema nervoso centrale, può comportare la formazione di paresi, perdita di equilibrio e sintomi psicotici) e sifilide cardiovascolare (colpisce il sistema cardiovascolare e può provocare aneurismi).
  • Congenita – Si può contrarre durante la gravidanza o durante il parto. I sintomi più comuni prevedono epatosplenomegalia (ingrossamento di fegato e milza), rash (cambiamento di colore, consistenza ed aspetto della cute), febbre, neurosifilide e polmonite.
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Come prevenire la sifilide

La prevenzione della sifilide si basa principalmente sull’utilizzo di contraccettivi come il preservativo in tutti i rapporti sessuali occasionali, con un nuovo partner e con ogni partner di cui non si conosce lo stato di salute.

Nel caso in cui una persona sia infetta e stia svolgendo l’adeguata terapia, dovrebbe evitare qualsiasi tipo di rapporto sessuale, al fine di preservare gli altri.

Le donne incinte dovrebbero effettuare lo screening sierologico per sifilide, sia ad inizio che a fine gravidanza.

Ogni quanto fare gli esami del sangue

Gli esami del sangue rappresentano un’operazione di fondamentale importanza per capire ed inquadrare lo stato generale di salute delle persone. Le analisi del sangue sono uno strumento di prevenzione, visto che possono portare alla luce diversi problemi ed anticiparne di più gravi.

In parecchie patologie, il fattore tempo è infatti cruciale: una diagnosi eseguita nei giusti tempi permette infatti una migliore riuscita della terapia.

Le condizioni di salute possono facilmente variare nel corso del tempo, in base a fattori patologici ed ambientali, all’età ed altri elementi quali eventi esterni e periodi di stress: i controlli periodici sono la risposta a queste variazioni, perché daranno la possibilità di fotografare lo stato fisico del momento, osservare come cambia nel tempo ed adottare le eventuali terapie.

In questo articolo vedremo ogni quanto fare gli esami del sangue, delineando diverse prospettive inerenti i controlli periodici.

Esami del sangue: 4 motivi per non tardare a farli

Come già osservato, attraverso un semplice prelievo di sangue, veloce e per nulla invasivo, è possibile ottenere tantissime informazioni importanti sulla salute di un soggetto.

I motivi per i quali gli esami del sangue sono davvero essenziali sono presto detti:

  • Per la prevenzione
  • Per confermare o smentire la presenza di malattie in corso.
  • Vanno eseguiti obbligatoriamente prima di subire un intervento chirurgico.
  • Per monitorare le condizioni di salute durante particolari terapie che prevedono un trattamento farmaceutico.
Ogni Quanto fare gli esami del Sangue

Ogni quanto una persona dovrebbe fare le analisi del sangue?

Per quanto riguarda soggetti giovani ed in salute, andrebbero effettuate almeno una volta all’anno.

Ovviamente, la soluzione migliore prevede un consulto con il proprio medico di base, il quale conosce il paziente e potrà consigliarlo al meglio.

L’anamnesi è infatti la base da cui partire per stabilire quale dovrebbe essere la routine delle analisi del sangue: le esigenze sono diverse da persona a persona, e di conseguenza sarà diversa la frequenza con cui effettuare un esame del sangue.

In presenza di fattori di rischio, le analisi andrebbero eseguite ogni 6 mesi, mentre con problematiche più gravi anche ogni mese.

Nel prossimo paragrafo vedremo alcuni esempi, in modo da delineare una piccola guida che possa risultare il più esaustiva possibile.

Esami del sangue: ogni quanto farli a seconda dei casi

Come già accennato in precedenza, la frequenza con cui sottoporsi ad un esame del sangue può dipendere da diversi fattori, quali stato di salute, età, stile di vita e fattori di rischio, e non esiste una regola fissa che possa indicare ogni quanto fare le analisi del sangue.

Esistono delle linee guida ed il parere del proprio medico curante.

In linea generale, le analisi del sangue sono utili per delineare il quadro generale della nostra salute, perché in grado di controllare parecchi aspetti:

  • Anemia (emocromo)
  • Stato di salute generale (emocromo)
  • Stato di salute del fegato (transaminasi, bilirubina, gamma-GT, fosfatasi alcalina)
  • Stato di salute dei reni (azotemia, creatinina)
  • Rischio di malattie cardiovascolari (colesterolo, omocisteina, CPK)
  • Funzioni del metabolismo (glicemia, colesterolo, trigliceridi)
  • Infezioni (urinocoltura, emocromo)
  • Ricerca di marcatori tumorali

Bambini ed adolescenti non hanno necessità di effettuare esami periodici, tranne nei casi in cui si manifestino dei sintomi: a quel punto, il pediatra ed il medico curante potranno indicare la necessità delle analisi del sangue per effettuare un’indagine che possa dare risposte certe.

In presenza di fattori di rischio (sedentarietà, alimentazione non equilibrata, fumo, alcol, rapporti sessuali non protetti) e/o patologie in corso (diabete, malattie cardiovascolari, problemi al fegato ed ai reni, tumori, infezioni) le analisi del sangue andrebbero eseguite ogni 3 mesi.

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Esami quali emocromo completo, glicemia, colesterolo, trigliceridi e transaminasi, superati i 40 anni, andrebbero intensificati ed eseguiti con maggiore frequenza, soprattutto se sono presenti fattori di rischio e patologie.

Per gli anziani, anche in assenza di patologie specifiche, si consiglia la possibilità di effettuare check up periodici, ripetendo le analisi più volte all’interno dello stesso anno: anche in questo caso, sarà il medico di base a dare le indicazioni più adeguate da persona a persona

Oltre alle analisi del sangue, è utile eseguire esami delle urine e delle feci, per avere una panoramica più completa possibile.

Ricordiamo inoltre che per quanto riguarda la prevenzione e la possibilità di risolvere problematiche di tipo sanitario, bisognerebbe adottare sane abitudini di vita, che possono prevedere il rispetto di una dieta sana ed equilibrata, il costante svolgimento di attivita fisica, il consumo moderato di alcol e fumo, il rispetto di una corretta routine del sonno ed il monitoraggio costante dei possibili fattori di stress, in modo contenerli e contrastarli.

HIV: come capire se si è stati infettati? Si vede dagli esami del sangue?

L‘HIV (dall’inglese Human Immunodeficiency Virus) è un virus che attacca il sistema immunitario, colpendo soprattutto un gruppo di globuli bianchi (i linfociti T CD4+), fondamentali per garantire le difese dell’organismo. Nei prossimi paragrafi scoprirai se l’HIV si vede dagli esami del sangue e quali sono le analisi da effettuare.

L’infezione causata dal virus, che può essere diagnosticata tramite un semplice esame del sangue, indebolisce il corpo e se non trattata provoca la sindrome da immunodeficienza acquisita, ossia l’AIDS, malattia che causa un progressivo indebolimento del sistema immunitario portando il fisico al collasso e rendendolo incapace di reagire anche ad infezioni che non normalmente non causerebbero malattie (le cosiddette infezioni opportunistiche, causate da virus, batteri e funghi, che colpiscono appunto sistemi immunitari compromessi).

La trasmissione dell’HIV può avvenire attraverso i rapporti sessuali (sia penetrativi che non) ed il contatto con sperma o secrezione vaginali, il sangue (trasfusioni, trapianti di organi, tatuaggi) e durante la gravidanza (trasmissione dalla madre al figlio attraverso il cordone ombelicale, durante il parto o in fase di allattamento).

Hiv si Vede dagli Esami del Sangue

HIV: quali sono gli esami del sangue da effettuare

I test specifici per l’HIV consentono di rilevare l’infezione, e per rispondere al titolo dell’articolo, sì, è possibile rintracciare l’HIV grazie agli esami del sangue.

I test in questione sono i seguenti:

  • Test HIV di terza generazione, anche detto Elisa – Ricerca solo gli anticorpi anti-HIV e può rilevare l’infezione dopo circa 3-4 settimane. Il periodo di finestra è di circa 90 giorni dall’ultimo comportamento a rischio.
  • Test HIV di quarta generazione, anche detto combinato – Ricerca sia gli anticorpi anti-HIV prodotti dalla persona che parti del virus, come l’antigene p24. Può rilevare l’infezione dopo circa 20 giorni, mentre il periodo di finestra è di circa 40 giorni successivi all’ultimo comportamento potenzialmente a rischio.

Se i test per l’HIV vengono effettuati tramite un prelievo di sangue inviato in laboratorio, i risultati possono essere disponibili in tre giorni.

Esistono anche dei test rapidi che si possono effettuare attraverso un campione di saliva o una goccia di sangue prelevata con una puntura sul dito. Sono acquistabili in farmacia ed il responso è pronto in pochi minuti.

Questi test non sono attendibili al 100% ed i risultati dovrebbero essere sempre confermati da un prelievo ematico effettuato in laboratorio da personale sanitario.

Dove fare il test e perché è importante

Il test per l’HIV può essere svolto negli ospedali e nelle ASL (presso i Centri Riferimento HIV/AIDS), nei centri cura delle infezioni sessualmente trasmissibili e nei laboratori analisi regolarmente abilitati.

Perché è importante fare il test dell’HIV?

Il motivo è presto detto: rappresenta l’unica possibilità per rintracciare l’infezione ed iniziare un’adeguata terapia.

Anche se non esistono cure capaci di guarire dall’HIV, sono disponibili diverse terapie antiretrovirali che possono migliorare lo stato generale di salute ed offrire un’aspettativa di vita molto alta. I farmaci in questione rallentano la progressione della malattia ed è importante assumerli tempestivamente per ottenere un’efficacia maggiore.

Inoltre, un’adeguata terapia riduce la quantità di virus nell’organismo ed abbassa il rischio di contagio nei confronti di altre persone.

Il test per l’HIV dovrebbe essere eseguito periodicamente dalle persone sessualmente attive, da chi ha fatto sesso non protetto con un partner occasionale e da chi ha utilizzato un ago condiviso per iniettare farmaci o droghe.

Analisi del sangue: che differenza c’è tra glucosio e glicemia, sono la stessa cosa?

Che differenza c’è tra glucosio e glicemia? Sono la stessa cosa? Quante volte vi sarà venuta in mente questa domanda prima di fare le analisi del sangue? Proviamo a fare chiarezza.

Il glucosio è lo zucchero principale presente nel sangue. Quando mangiamo riso, pane, pasta, o qualsiasi altro alimento ricco di carboidrati, questi vengono digeriti dallo stomaco e dall’intestino tenue, dove vengono assorbiti nel sangue come glucosio.

Quando il glucosio entra nel flusso sanguigno, l’insulina ne facilita l’assorbimento nelle cellule del corpo. Quando viene ingerito un eccesso di glucosio, si verifica una secrezione eccessiva di insulina. L’insulina aumenta la biosintesi del grasso e ne sopprime la scomposizione. Pertanto, diventa più facile per il grasso accumularsi nei tessuti del corpo.

La glicemia invece è semplicemente la concentrazione di glucosio che abbiamo nel sangue.

glucosio e glicemia sono la stessa cosa

Perché testare la glicemia nel sangue

Un test della glicemia viene utilizzato per scoprire se i livelli di zucchero nel sangue sono in un intervallo sano, è un test di routine, che viene spesso utilizzato per aiutare a diagnosticare e monitorare il diabete.

Il test della glicemia, infatti, fornisce informazioni utili per la gestione del diabete e può aiutare a

  • Monitorare l’effetto dei farmaci per il diabete sui livelli di glucosio nel sangue.
  • Scoprire come la dieta e l’esercizio fisico influenzano i livelli di zucchero nel sangue.
  • Capire come altri fattori, come la malattia o lo stress, influenzano i livelli di zucchero nel sangue.

Quando fare le analisi per misurare la glicemia e il glucosio nel sangue

Se hai il diabete, monitorare il livello di zucchero nel sangue (glucosio) è la chiave per scoprire quanto sta funzionando il piano di trattamento. Il test fornisce informazioni su come gestire il diabete su base giornaliera e talvolta anche oraria. Chi soffre di questa malattia può utilizzare un dispositivo chiamato monitoraggio continuo del glucosio (CGM). Oppure può testare la glicemia a casa con un dispositivo elettronico portatile chiamato misuratore di glicemia usando una piccola goccia di sangue.

Le analisi della glicemia però sono analisi di routine, che il medico può ordinare sia in caso di un check up annuale, sia se il paziente presenta alcuni sintomi, che si possono ricondurre ai livelli di glucosio, sia alti che bassi, nel sangue.

Quali sono i sintomi della glicemia alta

  • Aumento della sete e della minzione
  • Visione offuscata
  • Fatica
  • Stanchezza
  • Perdita di peso quando non giustificata
  • Intorpidimento o formicolio ai piedi o alle mani

Quali sono i sintomi della glicemia bassa

  • Sensazione di tremore o nervosismo
  • Fame
  • Fatica
  • Sensazione di capogiro, confusione o irritabilità
  • Mal di testa
  • Battito cardiaco accelerato o aritmia
  • Difficoltà a vedere o parlare chiaramente
  • Svenimenti o convulsioni

È possibile però avere la necessità di misurare i livelli di glucosio nel sangue se si ha un alto tasso di probabilità di sviluppare il diabete di tipo 2.

Questi sono i fattori di rischio:

  • Essere in sovrappeso o obeso
  • Avere più di 45 anni
  • Avere una storia familiare di diabete
  • Avere la pressione alta
  • Non fare movimento fisico
  • Avere una familiarità con le malattie cardiache o ictus
  • Avere avuto il diabete gestazionale (diabete che si verifica solo durante la gravidanza)

Una donna incinta deve sottoporsi a un test della glicemia tra la 26a e la 28a settimana di gravidanza per verificare la presenza di diabete gestazionale.

Dove eseguire un test per la glicemia

Per testare i livelli di glucosio nel sangue è necessario un prelievo, da eseguire necessariamente a digiuno, in ospedale o in centri diagnostici specializzati.

SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA

Cos’è la stanchezza cronica?

La SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA un disturbo complesso caratterizzato da una SENSAZIONE di AFFATICAMENTO e SPOSSATEZZA PSICO-FISICA che persiste da OLTRE 6 MESI, non attribuibile ad uno sforzo fisico intenso, che non passa dopo riposo e sonno, pregiudicando le normali attività quotidiane.

Come si manifesta la stanchezza cronica?

Oltre alla SPOSSATEZZA, persistente da più di 6 mesi, sono presenti alcuni tra questi SINTOMI e SEGNI:

-ASTENIA (senso di debolezza generalizzata);

-DOLORI MUSCOLARI ed ARTICOLARI in assenza di gonfiore ed arrossamento; SPASMI MUSCOLARI; DIFFICOLTA’ NELLA COORDINAZIONE DEI MOVIMENTI;

-DIFFICOLTA’ DI CONCENTRAZIONE e DEFICIT DI ATTENZIONE E MEMORIA; CONFUSIONE, DIFFICOLTA’ NELLA SCELTA DELLE PAROLE;

-ANSIA, ATTACCHI DI PANICO;

-DISTURBI DEL SONNO, in particolare sonno discontinuo e non ristoratore, che causa sonnolenza diurna, irritabilità e nervosismo;

-MAL DI TESTA o peggioramento di CEFALEA PREESISTENTE;

-MAL DI GOLA RICORRENTE;

-FEBBRICOLA;

-NAUSEA;

-PALLORE, ESTREMITA’ FREDDE;

-INTOLLERANZA AL CALDO O AL FREDDO;

-TACHICARDIA (aumento del numero dei battiti al minuto);

-IPOTENSIONE (abbassamento della pressione arteriosa);

-DISPNEA (difficoltà respiratoria);

-LINFONODI LATERO-CERVICALI e/o ASCELLARI GONFI E DOLENTI;

Talvolta sono presenti anche SUDORAZIONE, DISTURBI PERCETTIVI e SENSORIALI (vista offuscata, fotofobia, incapacità di messa a fuoco, alterazioni dell’equilibrio, disorientamento spazio-temporale). Raramente si verificano SINCOPI (svenimenti).

I sintomi possono avere un esordio improvviso o graduale; nelle fasi iniziali possono essere intermittenti.

L’intensità dei sintomi varia da lieve sino ad essere invalidante, rendendo difficile o impossibile lo svolgimento di qualunque attività quotidiana.

Soggetti interessati e cause

Questa Sindrome è diffusa in tutto il mondo, in tutti i gruppi etnici e in tutti gli strati sociali. Colpisce più frequentemente il SESSO FEMMINILE e la fascia di età tra i 40 e i 50 ANNI. E’ rara nell’infanzia e nell’età giovanile, in cui la fascia di età più interessata è tra i 13 ed i 15 anni.

Tutti i soggetti affetti dalla sindrome di stanchezza cronica presentano un deficit del sistema immunitario che può essere dovuto a numerose cause -quali INFEZIONI VIRALI, tra cui quelle da CITOMEGALOVIRUS (CMV), VIRUS DI EPSTEIN-BARR (EBV) e COVID-19, ALTERAZIONI ORMONALI e DEFICIT di VITAMINE e di alcuni OLIGOELEMENTI (come il MAGNESIO)-, molto spesso associate a condizioni di STRESS PSICOLOGICO PROLUNGATE e ad uno STILE DI VITA SREGOLATO.

Quali esami fare?

La DIAGNOASI di SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA è difficile da porre e spesso richiede tempi lunghi.

Innanzitutto si devono escludere tutte le condizioni morbose che potrebbero giustificarne la sintomatologia: anemie, diabete mellito, tireopatie, fibromialgia, malattie autoimmuni, sindrome da immunodeficienza acquisita (HIV), neoplasie, depressione, anoressia, malnutrizione, abuso di sostanze psico-attive, incluso l’alcool, cirrosi epatica, cardiomiopatie e nefropatie.

Pertanto, in caso di SOSPETTO di SINDROME DA STANCHEZZA CRONICA bisogna consultare il proprio MEDICO DI FIDUCIA per farsi guidare nell’iter diagnostico, che varia da paziente a paziente in relazione alla sua storia clinica e personale.

In conclusione la sindrome da stanchezza cronica non è da sottovalutare: sono in molti a esserne affetti. Infatti, è stata anche istituita la giornata mondiale.

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